[Lascia brandelli di te qua e là, o ti perderai] [OK]

- Ezlar -
00sabato 28 settembre 2013 15:35


Riassunto:

Nemmeno una bella dormita salva Ezlar dalla spossatezza dovuta all'incontro con Maite: la Cainita si è nutrita del sangue del Mezzolupo, instillandogli la sensazione di aver trascorso ore di fuoco nel vicolo in cui si sono appartati. Ciò è l'unica cosa che ricorda, e piacevolmente. Si sveglia con un gran mal di testa, il Mediterraneo, scoprendo di non esser solo: Esthel, la Venefica, è seduta accanto alla chiatta abbandonata che è divenuta rifugio del Mutaforma, e si è perfino premurata di coprire l'addormentato con il proprio mantello di velluto, dato che le temperature autunnali di Barrington non sono delle più clementi. Il furfante, superato lo stordimento iniziale, se ne accorge, e restituisce l'indumento alla legittima proprietaria, che tuttavia non lo indossa, spiegandogli di non sentir freddo. Poco male, Ezlar non insiste e, invece, le chiede come sta. Buffo, e la Meticcia subito si stupisce per tale domanda che, da parte di un uomo fondamentalmente egoista, quasi stona; tuttavia risponde, e confessa di fingere, fingere di continuo di star bene anche se così non è. Il Randagio, dal canto proprio, non l'ammonisce; lui, che per primo si cela sotto così tante maschere da rischiar di perdere il proprio ego, se non fosse per la Bestia che è la sua Metà per volere di qualche beffardo scherzo della Natura. Spiega all'Erborista che non è saggio fingere del tutto, e che bisogna lasciare dietro di se brandelli del proprio vero io. Un suggerimento prezioso, che non inculca nella mente altrui ma affida al vento, all'altra se conservarlo o meno. Sembra accettarlo, lei, ma il ragazzone non le lascia spazio per ulteriori domande, e cerca di capire il motivo della sua visita: non ha voglia di grattacapi, oggi. Dice di non esser lì per un motivo preciso, lei, e quindi se ne va, lasciando il proprio mantello a pochi passi dalla chiatta disusa, ed augura al Randagio di riprendersi presto, così da poterle restituire quanto le appartiene -il mantello-. Annuisce, Ezlar, ma non riserva troppo peso all'indumento, dato che un nuovo vitale pensiero irrompe prepotente nella sua testa: ha fame.




Commento:

Esthel era l'unica persona che Ez non avrebbe voluto vedere dopo la nottataccia con Maite, ma eccola lì. Contro ogni mia aspettativa il Lupaccio s'è comportato bene ed ha accettato la presenza della Meticcia: se continua di questo passo diventerà troppo buono, aiuto! È stato divertente giocare questa role post-suzione, con la conseguente stanchezza di quella testa vuota del mio pg, ed è stato anche facile, dato che la sottoscritta è influenzata, quindi ha avuto modo di attingere dal proprio repertorio in real. E poi che dire? Grazie a chi muove la piccola Esthel con tutti i suoi dubbi e la sua dolcezza, tanto da farla sembrare reale, non uno di quei super-pg che si incontrano di tanto in tanto![SM=g27823]

Ps: Perchè non mi compare lo spazio dove inserire il sottotitolo?





Motivo asterischi:

Recupero degli 80pt. salute sottratti a seguito di questa role (Belve nel vicolo). Grazie a chi se ne prenderà carico! [SM=g27821]




Registrazione:


ESTHEL [Riva] Ultimamente le affiorano ricordi di ogni genere. Ultimamente non riesce a concentrarsi sui Veleni. Forse perchè è appena passata la mezza luna, il che segna un altro ciclo passato da quel giorno. Non ha nemmeno il sonno, a disposizione, per potersi crogiolare in quel mondo ovattato, per poter accantonare quello che da ricordare è doloroso. Può affidarsi solo alla forza di non pensare o di pensare ad altro. In qualche modo però, dopo l'incontro con Lir, non è riuscita a raggiungere l'isola delle mele, dove regna l'eterna primavera. L'avrebbe assalita un'altra valanga di ricordi. Quindi è tornata indietro sul molo, quella notte, e ha percorso la baia avanti e indietro fermandosi di tanto in tanto per raccogliere qualche sasso piatto gettandolo nel lago come qualcuno le ha insegnato tempo fa, facendolo rimbalzare. E poi, non poco lontano dalla chiatta del vagabondo, si è seduta avvolgendosi nel mantello nero, rimanendo a osservare l'andirivieni dell'acqua e le increspature della luna. Ora è giorno, gli occhi sono ancora aperti e riflettono il colore del sole, pallido ancora in cielo e nascosto da uno strato di nubi e nebbia. Si lascia scappare un sospiro prima di liberarsi del mantello e di avvicinarsi all'acqua. Si accuccia, arrivata alla riva, rimanendo in bilico sui piedi e cercando di raggiungere con ambo le mani la superficie trasparente, accogliendo un po' d'acqua tra di esse. Vi si sciacqua il viso, o meglio, lo gela, per poi rimanere lì ancora per un po', a pensare a qualcosa o forse a nulla.

EZLAR [Baia | Barca abbandonata] [FU] Maite, sciagurata. Il Mutaforma si è negato per così tanto tempo il lusso del dubbio da arrivare razionalmente impreparato all'incontro -fortuito, invero- con la Spagnola; un ritrovo che è degenerato nel migliore nei modi, tra le ombre di un vicolo, con due corpi incapaci di lasciare anche un solo spazio vuoto tra loro. O, così è quel che il Randagio crede: la Cainita ne ha modificato in ricordi in maniera tanto impeccabile da indurre il Medieterraneo a ricordare solo una violenta notte di fuoco, di quelle che solo i malandrini riescono a concedersi. Le sensazioni provate nella viuzza solo ancora palpabili, ed un residuo di soddisfazione gorgoglia da qualche parte fra stomaco e cuore, chiedendo ancora, ancora. Dorme beatamente nella chiatta disusa, avvolto nel mantello e nella coperta pulciosa -l'unica che possegga-: ha sfidato la gelida notte barringtoniana ancora una volta, e con pessimi risultati, tant'è che ora si sente intirizzito, oltre che spossato. La sua Metà, la Bestia, sonnecchia rumorosamente nella prigione di ossa a cui è forzata, ed il suo respiro pesante si leva in perfetta sincronia con quello della controparte umana. Un gioco perfetto, un gioco di specchi, che una natura beffarda ha voluto regalare ad un furfante senza coscienza e senza regole, così, per il gusto di instillare un po' di disequilibrio nel mondo. I capelli neri e lucidi del Mezzolupo gli corrono sulla fonte e sulle gote abbronzate -retaggio di una discendenza lungi dall'esser assimilata a quella nordica-, disegnando una fitta rete sulla cute. Nemmeno un colpo di mortaio potrebbe svegliarlo dal sonno in cui la Vampira l'ha accompagnato, suggendo da lui per lunghi minuti, fino a condurlo alle vette più alte del piacere. E durante tutto quel tempo, non un pensiero verso la Meticcia dai capelli rossi, non uno, come se la Spagnola lo avesse trascinato tanto a fondo da soffocare ogni umano rimorso. Così è stato, per volere degli antichi dèi, e nemmeno il Lupo è stato in grado di opporsi alla bestialità che ha preso corpo in quel vicolo, lasciando il ragazzone in piedi per miracolo, a lottare contro una nausea a dir poco imbarazzante. Non ricorda null'altro della notte appena trascorsa, ottenebrato dalla stanchezza e dal desiderio incessante di avere di nuovo Maite tanto vicina da respirare il suo stesso respiro. Nemmeno la Fiera ricorda i dettagli, e questo la fa innervosire non poco, ma non può far altro che tenere a bada i propri selvaggi istinti, a favore di lacune che hanno il sapore del miele e la piacevolezza del calore di due corpi che divengon uno.

ESTHEL [Riva|Pressi Barca] Si alza, da quella posizione accucciata sui talloni, porta le mani dietro la schiena e prende un lungo respiro. E' passato, si vuole convincere. Vuole fare in modo di non pensarci, di far sì che non provi nulla, di fare in modo che la maschera della freddezza torni sul suo viso. Dimentica il suo cuore e ciò che ne è stato, lo lascia lì appeso come un frutto raggrinzito che sa solo rimanere appeso al ramo, finchè non sarà il momento di cadere. Si volta, ripercorre quella breve strada verso il mantello e si china a raccoglierlo, passandovi la mano sopra per liberarlo di quel po' di ghiaia che vi è rimasta intrappolata. Così allo stesso modo fa sul suo abito, sulla veste viola di congrega e sull'abito nero sottostante. Sistemerebbe la cinta che le circonda i fianchi, la scarsella ed il fodero sono ancora lì. Lancia un'occhiata a quest'ultimo, per poi alzare nuovamente lo sguardo e, portandosi il mantello oltre la spalla, lo manterrebbe con la mano destra. I boccoli rossi che stanno pian piano ricrescendo, si avvitano lungo il suo viso, un ovale pallido e puntellato di efelidi chiare. Il rosso cupo dei suoi capelli e il nero dell'abito la fanno sembrare ancora più pallida, come se avesse conosciuto per davvero la morte. Ciò nonostante quello che ha nel suo sangue, quello che rende le sue orecchie così particolari, non le procura difetto bensì un pregio, regalandole un fascino che non ha mai riconosciuto in sè stessa. Gli occhi ambrati cadono sulla barcaccia, mentre procede, e non possono far a meno di trovarci qualcuno, all'interno, dormiente. Sì, si tratta proprio di quell'egoista. Lo guarda senza espressione, riconoscendo pochi lineamenti sicchè è avvolto per bene tra mantello e coperta. Ed è con lo stesso sguardo spento che quindi si avvicinerebbe cautamente, osservando se è effettivamente ancora addormentato oppure no. Si chinerebbe leggermente, piegando il busto in avanti, per scorgere il suo volto. Gli occhi sono chiusi e non pare che si stia per svegliare ben presto. Nonostante la sua espressione sia atona, un pensiero le attraverserebbe la mente, domandando che cosa avesse potuto fare la notte precedente, per dormire così. Chissà. E' sempre con istinto che agisce quindi, ruotando il polso che regge il mantello e poggiandolo sulle sue spalle. Sicuramente un mantello di velluto è ben più caldo di una copertina come quella, se non più pregiato -anche se non sa ancora che lui aguzza la vista in manufatti come quello-. Non si sta nemmeno a domandare il motivo per cui coprirlo col proprio mantello, alla fine chi è lui per meritarsi un gesto gentile? Forse non vuole più pensare a se stessa, perchè per se stessa crede che sia giunta la fine, miserabile quale si sente. Quindi, dopo aver coperto per bene il vagabondo, si siederebbe nuovamente, vicino alla barcaccia, lanciando un'ultima occhiata al suo viso, per poi incrociare le gambe e tirare fuori il taccuino dalle pagine di pergamena.

EZLAR [Baia | Barca abbandonata] [FU] Se si cresce nei bassifondi di Bisanzio, alla costante ricerca delle libertà, è difficile assimilare qualsivoglia legge morale condivisa dal buon senso. Nei bordelli e nelle bettole non esiste il senso civico, nè la cortesia, tantomeno il galateo: esistono solo le opportunità, e quelle fuggono via veloci, se non le si acchiappa fintanto che sono a portata di mano. Così ha fatto lui, per tutta la vita. Così ha fatto lui, nel vicolo, la notte scorsa. Barrington è una cittadella come tante altre -grigia, amorfa, atona-, per il Randagio, un posto da cui poter scappare non appena le dicerie sul proprio conto supereranno la soglia del consentito, senza alcun rancore. Ha dormito molto, molto più di quanto dovrebbe fare chi ha la coscienza pulita. Ma Ezlar Targen non ha la coscienza pulita anzi: proprio non l'ha; al posto di tale sentimento resta solo una Bestia che alterna la propria selvaggia presenza tra l'ego di un cucciolo ancora alle prese con il mondo esterno alla tana e una fiera bestiale che a stento riesce a tenersi a freno. Nemmeno la più abile sarta d'anime sarebbe in grado di ricucire i brandelli di quel che resta in un corpo che, al contrario, esprime il vigore sano della giovane età, seppur provato dalle intemperie di una vita da vagabondo. È lì lì per svegliarsi, ma il tepore che percepisce all'improvviso sembra invogliarlo suadente a concedersi di nuovo a Morfeo, per abbandonarsi là dove solo i sogni regnano, e gli incubi, qualche volta. A ben pensarci, è proprio un peso caldo quello che sente, un peso che potrebbe esser assimilato da una nuova coperta, quanto mai desiderata. Non s'è accorto dell'arrivo della Mezzosangue -altrimenti sarebbe già fuggito a gambe levate prima che lei potesse raggiunger la chiatta, probabilmente-, poichè i suoi sensi, in quella forma, rasentano il misero standard umano, e non gli concedono di captare i suoni più piccoli, quelli che si annidano sagaci nelle increspature del silenzio. Controvoglia solleva le palpebre, ancora pesanti: il Sole, in queste grigie giornate di inizio autunno, non è insopportabile, ma il biancore lattescente del cielo è una visione ben peggiore dell'astro diurno al culmine della sua salita. Il mondo, attorno a lui, è ovattato, in balìa di una caligine difficile da dissipare, e l'unico dettaglio a cui riesce ad aggrapparsi, in un mare di nebbia, sono i capelli rossi dell'Erborista. No, non è frutto dell'immaginazione: il freddo che gli pizzica le palpebre non lascia scampo alla più cruda realtà, che ora si condensa nelle fattezze di Esthel, seduta proprio a fianco della dimora di fortuna del Randagio. [Mh...] La chiama, con la voce ancora impastata dal sonno, roca e profonda, come il basso brontolio della risacca. Non dice altro, nè si muove, e senza alcun peso sulla coscienza, perchè lui è essenzialmente e prepotentemente individualista. E senza nemmeno accorgersi del mantello di velluto che lei gli ha abbonato. Ah, il Fato crudele!

ESTHEL [Baia|Barca Abbandonata] E' così. Non può bearsi come lui della notte, intraprendere il cammino verso le braccia dell'uomo dei sogni. Non può abbandonare il proprio conscio e lasciarlo vagare per sogni irraggiungibili, fantasie e astrazioni dell'essere. Può solamente rimanere vigile, chiudere gli occhi al massimo e riposare. Ma null'altro. Per quanto ci abbia provato, in passato e in presente, non potrà mai realmente addormentarsi. Lo invidia, lui che può dormire così a lungo, senza regole, libero. Ma alla fine chi è libero? Tutti sono prigionieri di qualcosa, per davvero. Gli lancia qualche occhiata di tanto in tanto, sottecchi, mentre sfoglia il quaderno, cercando una pagina bianca e senza disegni. Ma non ve ne sono. Durante la notte è riuscita a riempirlo tutto. Ancora una volta deve affrontare i ricordi ma la debolezza glielo impedisce. Li accantona di nuovo. Lo sa, che riemergeranno tutti di un botto, che la strazieranno in una volta sola, ma non è mai stata forte e proprio ora non ha il coraggio di affrontarli di nuovo. Si cala nei panni dell'erborista, assume ancora quel viso freddo, cancellando le ultime tracce di ricordo dagli occhi, strofinandoli, come se granelli di sogno le fossero rimasti intrappolati lì. Poi lo sente, il malandrino. Lo sente mugugnare, ancora intrappolato tra le braccia di Morfeo, più addormentato che sveglio. Quindi si volterebbe verso di lui, lo osserverebbe per un po' mentre arranca nella realtà, mentre apre gli occhi di quel grigio scuro, contornati da occhiaie che indicano una stanchezza tangibile e non del tutto dissipata. Cosa dirai, stavolta, per confonderti tra chi in vita vive e non si trascina, come te? Che cosa potresti dire per non far notare quel crollo, in te? Si limita a sorridere dolcemente. No, non è quel sorriso enigmatico e tagliente, non è quella curva vispa e intraprendente che indossa di solito. Ha una crepa nella maschera che non può aggiustare con del semplice impegno e un po' di esperienza nella recitazione. Sfugge quel sorriso dolce e velato di amarezza, mentre gli darebbe il buon giorno ''Ben svegliato'' gli dice solamente, senza pretendere altro, da lui che è ancora tra i fiumi del sonno. Probabilmente non si è nemmeno reso conto che lei sta lì da un po', a osservarlo e nemmeno che il calore che prova è dovuto proprio dal suo mantello.

EZLAR [Baia | Barca abbandonata] [FU] Brontola sommessamente, la Bestia, ma i suoi artigli non affondano nella carne dell'uomo, non ora, che sembra avere tutto sotto la propria padronanza, maniaca del controllo qual'è. Sbatte le palpebre una, due, più volte, il Mediterraneo, nella speranza di allontanare il vago senso di spossatezza che ancora si annida sul perimetro degli occhi, troppo a lungo rimasti chiusi. Le iridi, dello stesso colore di un cielo pronto a scatenare la peggiore delle tempeste, scivolano disattente a cercare quelle d'ambra della Meticcia: ricorda bene il suo sguardo -e come non potrebbe?- ma ogni volta che la incontra ha bisogno di saggiarlo in prima persona, perchè i ricordi non hanno più valore, non rispetto a quel dettaglio, almeno. Procede carponi, in un mondo che profuma ancora dell'indeterminatezza dell'onirico, dove perfino la gravità e la volontà sono soggette al potere dei sogni. L'immagine della procace Spagnola e delle sue labbra sanguigne pulsa prepotente, da qualche parte nel cervello del Randagio, e si sovrappone ad intermittenza con la concreta visione di quanto lo circonda, in quella Baia smorta che a tratti viene invasa dall'olezzo della cittadella. Non può vedere i segni della stanchezza e dell'incontro con la Vampira che colorano il proprio volto di tonalità non eccezionalmente salutari: l'unica cosa che percepisce sono le labbra, che si contraggono in una smorfia forzata, nemmeno lontanamente simile ad un sorriso. Poco male: almeno ci ha provato. Deglutisce rumorosamente, ormai convinto dell'evidenza: Esthel è lì, e non servirà sgranare più a fondo gli occhi per cancellarne l'immagine. Eppure il Mediterraneo non ha rimorsi, nonostante la Bestia cerchi di costringerlo a piegarsi all'orrida sensazione del rimorso, perchè sia l'istinto che la razionalità sono convinte -certo ogni mortal dubbio- di essersi concesse a nientemeno che Maite Navarro. E 'concesse' è un orribile eufemismo, perchè entrambi sanno che le cose sono iniziate in modo ben diverso. Accoglie a braccia aperte il malinconico sorriso della Mezzosangue, un sorriso molto più convincente di quello che ha sperimentato lui poco prima, questo è certo. [Grazie] Biascica, mentre porta le mani -ampie e dalla pelle spessa- a scostare qualche ciocca dalla fronte. [E' molto che sto dormendo?] Domanda di nuovo, mentre cerca di mettersi a sedere, con una smorfia: i muscoli dell'intero corpo sono ancora deliziosamente contratti, ma basta il fresco dell'aria -che si insinua nelle vesti del Mezzolupo non appena le coperte gli cadono dal busto- a cancellare anche l'ultimo strascico di quella gradevole sensazione. [Ho un mal di testa pazzesco] Ammette, con tutta l'aria di chi non cerca compassione alcuna. Solo allora, con la schiena finalmente diritta, seduto con le mani che reggono il considerevole peso del torso, si rende conto del mantello fuori posto. [E' tuo?] Chiede, voltandosi in direzione della Venefica, inarcando un sopracciglio folto ma ben disegnato; nonostante tutto resta in attesa di una risposta, prima di salire al livello successivo e -forse- restituirle l'inddumento. [E' da tanto che sei qua?] Domande. Domande. Ancora domane. Ben svegliato ad Ezlar sì, ed anche alla sua insopportabile linguaccia.

ESTHEL [Baia|Barca Abbandonata] E infine si sveglia davvero Ezlar, forse per forza di cose, tra la luce e l'effettivo abbandono del sogno. Quindi lo guarda con gli occhi ambrati, ne segue i movimenti, ne studia i dettagli da dietro quegli occhi che sembrano due sfere di miele. Li osserva senza far sfociare troppo altro, il proprio sorriso è già fin troppo. E' stato avventato sorridergli, perchè è come avergli mostrato una parte nuda di sè. Spera solo che il vagabondo non l'abbia colta, quella parte. Aspetta che faccia altro, ma non riesce a cogliere molto se non gli occhi sgranati e la sua gola, che deglutisce rumorosamente. In questo tempo riesce a riacchiappare le redini di se stessa, riuscendo a mitigare quel sorriso in qualcosa di più lontano da lei. [Sotterfugio+1]. Accetta il grazie senza però rispondervi, accedendo alla domanda successiva. ''Un po''' risponde, prima di venire a conoscenza del suo mal di testa. Evidentemente non è solamente una pennellata sul suo viso, quella stanchezza, ma anche un effettivo problema che si porta dietro dalla notte precedente. Subito le labbra si piegano verso l'alto, sfociando in una risata genuina. ''Quante domande!'' direbbe, per poi chiudere il taccuino, posarlo alla sua destra e voltarsi definitivamente verso Ezlar. ''E se anche fosse?'' Gli domanda a sua volta, rispondendo quindi a entrambe le domande in una volta. E se anche fosse suo quel mantello? E se anche fosse lì da molto? Riacquista finalmente la padronanza della sua recitazione, nonostante sia visibile uno spiraglio di quel crollo. Ma Ezlar non è acuto. Non è acuto per niente, non noterà la differenza. Non scoprirà chi è la vera Esthel, nè ne vedrà le ferite. E' egoista e non si abbasserà a curarle. Perchè? Perchè è giusto che non si interessi a lei. E' giusto che abbia a che fare solamente con una maschera. Quella che crede la Fenice dei Veleni.


EZLAR [Baia | Barca abbandonata] [FU] Oh no, non stava sognando: stava ricordando. Le immagini che hanno animato il pesante sogno del Mezzolupo non solo altro che stille di un'esperienza davvero vissuta -la notte appena trascorsa-, in un tal senso, perchè indotta dai Doni della Cainita. Trae un profondo respiro, lasciando che l'aria umida e fredda della Baia quieti la sensazione d'arsura che gli impregna la gola. Sembra scettico, riguardo la considerazione della Mezzosangue, che dovrebbe ben sapere con che genere di curioso ha a che fare: non c'è tanto da preoccuparsi se si è investiti da un fiume di domande da parte sua, quanto più per l'assenza di esse. Allora sì, sarebbe un problema. [E se anche fosse!?] Ne scimmiotta bellamente la voce che, con la cadenza profonda e calda del Mezzolupo raggiunge un livello di inattendibilità invidiabile; ironico, come sempre. Fa spallucce. [Non sono un ragazzino, questo puoi tenertelo] sbotta, liberandosi del mantello di velluto per allungarlo quindi in direzione della legittima proprietaria. Troppe attenzioni lo stomacano, e vuole che Esthel lo capisca chiaro e tondo, visto che lei è una delle poche con cui riesce ad indossare una maschera incredibilmente sottile, che tuttavia cela ancora le reali fattezze di un volto che nessuno, fin'ora, ha conosciuto. [Indossalo, o prenderai freddo] Le fa notare, con un cipiglio di palese sfida a contraddirlo perchè, sì, forse vuole farla arrabbiare, forse vuole spingerla a rendersi conto di quanto possa essere preziosa per non lasciarsi andare come un fiore appassito. La Bestia, dal canto suo e per la prima volta in intere settimane, si compiace dell'ego umano, dopo tale uscita: lo sa, il Lupo, che sotto la rozza scorza del ragazzone si nasconde un animo apprensivo, anche se solo con pochi eletti. Respira con calma, forte della tranquillità ritrovata, e l'aria fresca che inala sembra dissipare il soffocante mal di testa con cui si è svegliato. Non dice nulla riguardo alla nottata trascorsa, non ne ha la minima intenzione: la passione scaturita bestialmente nel vicolo non è altro che l'ennesimo brandello di un mosaico tanto ampio da far perdere a quello specifico tassello la dovuta importanza. Torna a guardarla, accigliato, nell'attesa che afferri quanto è sua proprietà, prima di doverla costringere con la forza bruta. [Come stai, tu, invece?] Le domanda, tornando ad osservarla, mentre arriccia il labbro inferiore, in una perfetta simulazione di indifferenza {Sotterfugio +1}. A lungo i loro occhi si sono cercati; a lungo il Mezzolupo ha dovuto cancellare dalla memoria quel ricordo incontenibile, sempre pronto a far vacillare la sua forza di volontà, il suo esser criminale, egoista, prepotente. Ma ora una crepa scheggia la sottilissima barriera che li separa, rendendo la superficie non più liscia come un tempo: ha osato molto, forse anche troppo, lui, l'ultima volta che si sono incontrati, alla Dimora dei Veleni e, se per il Mutaforma non è stato altro che audace risolutezza, può darsi che per Esthel sia stato altro. Violazione? Trasgressione? Sacrilegio?

ESTHEL [Baia|Barca Abbandonata] Chi lo sa, cosa è stato. Come ti senti Esthel? Cosa provi? Accantona tutto, anche il più sottile dei sentimenti, la più piccola attenzione ai dettagli, l'emozione più mera. Non immagina cosa abbia passato Ezlar e non le interessa, non deve interessarle. Non sono affari suoi e del resto nemmeno lei farà sapere di sè senza un valido motivo. Per il momento, non ce n'è uno abbastanza forte da buttare giù anche l'ultimo tendone di quel sipario. Sorride ironica a quell'imitazione, per poi afferrare il mantello dalle sue mani, liberandolo dal torpore. ''Va bene..'' direbbe sempre con un sorriso, ripiegando il mantello su se stesso e poggiandolo dietro di sè. ''Non provo freddo ora'' Direbbe, risoluta, come una lastra di ghiaccio. E forse di ghiaccio lo è anche la sua pelle, rimasta esposta al gelo della nottata senza battere ciglio. Ma non importa. Non sente così tanto dolore sulla pelle, nè i brividi la percuotono. Ma nonostante tutto ha accettato il mantello da parte sua. E forse, sotto minacce, potrebbe anche indossarlo, senza lasciarsi scappare un sorriso. Ma per adesso lascerebbe cadere le proprie mani nel buco che formano le gambe incrociate, lasciandole inermi, in attesa di accogliere qualcosa che non arriverà mai. Osserva le nebbie, in lontananza, sentendo un'altra domanda da parte del bizantino, una domanda che coglie nel segno, perchè è proprio la domanda che la mette più in difficoltà. Come sta? Si volta verso di lui quindi, ne coglie i due occhi d'inchiostro, senza abbandonarli. ''Ti preoccupi per me?'' domanda, a cui non dà il tempo di rispondere, perchè aggiungerà altro ''Io non sto mai bene. Ma fingo di esserlo. Direi che mi riesce abbastanza bene'' direbbe, mostrando un altro sorriso. Perchè tutto a un tratto gli svela qualcosa? Si è guadagnato qualche sorta di fiducia da lei? Forse pensa che non darà peso a quelle parole, forse la prenderà solo per una femmina impazzita. A quel punto non avrebbe il rimorso di aver svelato una parte di se stessa. In caso contrario, ha rischiato, come in un gioco d'azzardo.

EZLAR [Baia | Barca abbandonata] [FU] Non gli è mai capitato di stare dall'altra parte della barricata: ha sempre scelto di propria volontà, soggiogando gli altri a seguire determinate regole, di certo nate da una concezione della realtà più che asimmetrica. Di sicuro non è nella sua natura supporre provando a mettersi dal punto di vista altrui; proprio non ci riesce, ed è una pecca che si porta dietro sin dalla più tenera età quando, sulle Montagne, venne subito bollato come uno dei bambini più irrequieti e poco empatici di tutta la Tribù. Ed era vero. Annuisce, scettico, all'ammissione della Mezzosangue, ma non si impunta ulteriormente: è già andato fuori dagli schemi -ed a buona ragione- obbligandola a riprendersi il mantello per azzardare altro e premurarsi ancora della sua salute. L'egoismo che stasa l'ego del Mezzolupo torna a far da padrone, nelle desolate lande che sono dominio del Lupo; torna, come ogni notte torna la Luna, e solo di rado il cielo resta nero come un abisso. Lui, invece, ne prova, di freddo. È nato e cresciuto in terre abbracciate dal Sole, in cui vento e luce segnavano ogni singolo stelo d'erba, ogni grano di terra... ed ora, in quella nebbiosa terra straniera, non gli resta che dichiarar battaglia ai brividi e all'odiosa umidità che lo punzecchiano ogni qualvolta abbassa le proprie difese. [Io mi preoccupo di tutto ciò che m'interessa] Sbuffa con noncuranza, con la professionalità che potrebbe avere un mercante nel parlare delle proprie merci, o un ladro dei preziosi a cui mira da tempo. Un paragone rozzo e brutale, ma è così. Bè, come darle torto? È proprio una di quelle personcine bacate nella testa -come tutte le donne, ah, questo è sicuro!-, Esthel. La grigia Fiera che dorme nelle profondità dell'uomo, di punto in bianco, s'impunta, stizzita da quella dichiarazione che proprio non riesce a tollerare, ma il puro istinto non ha nulla a che vedere con la razionalità efferata della Metà umana, proprio no. [Mai fingere del tutto] La ammonisce, sospinto da chissà quale onda. [Lascia brandelli di te qua e là, o ti perderai] Ezlar può affermarlo tranquillamente, senza sentirsi dalla parte del torto, quello sì, perchè in lui la Fiera resiste -mordace- a ricordargli ogni secondo quale sia la realtà e quale la menzogna. [Se davvero non stai bene, lascia trapelare parte di quel buio... vedrai che è la cosa migliore] Sono terreni a lui congeniali, quelli, ambiti in cui si sente particolarmente competente; e la sensazione che quei consigli sono in grado di donare -a se stesso in primis- è deliziosa. Incrocia le braccia all'ampio petto, prima di spostarsi con la schiena contro il bordo della chiatta, così da trovarvi un valido sostegno; non invita la Meticcia a prender posto all'interno del rifugio improvvisato, per ora non ne ha alcuna intenzione, dato il loro ultimo, ambiguo incontro. Ne ricorda ogni dettaglio: un pentagramma preciso è stato stampato a fuoco nel cervello del Mutafroma, e sarà arduo cancellarne le bruciature, ora che il danno è stato fatto. Saggia decisione, una volta tanto. [Ti serve qualcosa?] Domanda da ultimo, convinto che l'Erborista sia giunta sin lì con uno scopo ben preciso. È brusco come suo solito, fazioso, lo si capisce dal tono di voce. Vuole capire le sue intenzioni, dato che non è in grado di prevederle, prima di decidere se accoglierla o cacciarla dal proprio territorio -alla stregua dei cani randagi-, perchè oggi non vuole seccature. Proprio no.

ESTHEL [Baia|Barca Abbandonata] Mentre per lui non è mai stato normale stare dalla parte di chi guarda, per lei è stato per tutta la vita. Sempre a osservare, guardare, ma mai a essere lei al centro dello sguardo altrui, se non per disprezzo. E come non disprezzare la figlia di creature immortali, intaccate per divenire meticce, come lo è lei adesso? Aspetta risposta, guardando il vagabondo quasi con insistenza, forse dandogli fastidio anche se i fini non erano di certo quelli. Quindi con un sospiro ascolterebbe risposta a cui risponderebbe con un vago sorriso ironico, prima di sentire poi ciò che ne segue. ''Mai fingere del tutto..'' mormora, ripetendo a se stessa quelle parole. Quindi sposterebbe lo sguardo altrove, dirimpetto, riflettendoci su. Va davvero bene lasciarsi andare un po'? Quasi a comando di quelle parole sentirebbe le palpebre pungere, ma stavolta non è un ricordo e non è nemmeno un granello di sabbia che la infastidisce. Chiude gli occhi istintivamente, andando a massaggiare una palpebra. Mentre un occhio sarà salvo, l'altro si lascerà sfuggire una piccola lacrima. E' poco, è uno sprazzo di lei. Ma viene asciugato immediatamente, prologo di un movimento più ampio che vede lei alzarsi da terra, recuperando il taccuino e mettendolo via nella scarsella. ''Ero qui per caso, non mi serve nulla.. in particolare'' aggiunge alla fine, eludendo lo sguardo con la Tenebra, accennando però a un sorriso sincero. E' fugace lo sguardo verso di lui, ma non incrocerà esattamente i suoi occhi. ''Vedi di farti passare il mal di testa.. e vieni a riportarmi il mantello quando starai bene'' gli direbbe, voltandosi e dandogli la schiena. Un dono mal offerto, quel mantello? Forse, forse sì. In quel frangente muoverebbe il primo passo, poi il secondo e poi gli altri che la porteranno con inerzia fino al sentiero che porta a Barrington. Sarà vero che va bene mostrare un po' di ombra? A lei pare che, se lasciato andare, tutto diventi buio, riportarmi il mantello quando starai bene'' gli direbbe, voltandosi e dandogli la schiena. Un dono mal offerto, quel mantello? Forse, forse sì. In quel frangente muoverebbe il primo passo, poi il secondo e poi gli altri che la porteranno con inerzia fino al sentiero che porta a Barrington. Sarà vero che va bene mostrare un po' di ombra? A lei pare che, se lasciato andare, tutto diventi buio che tutto ciò che la circonda diventi nulla.

EZLAR [Baia | Barca abbandonata » Sentiero] [FU] Proprio non capisce come certe femmine siano elusive come nebbia, sfuggenti come acqua che s'infiltra in ogni crepa, riuscendo sempre a farla franca. Ciò lo indispettisce, terribilmente, e neanche il Lupo riesce a tener testa alla nera irritazione che di tanto in tanto fa prudere le mani al bipede. Fa spallucce e lancia un'occhiata forzata al mantello che la Mezzosangue abbandona lì, a pochi passi dalla chiatta disusa, mascherando di buon grado la soddisfazione che quel dono genera sotto un scialbo disinteresse, un distacco da uomini veri, o così crede, l'illuso {Sotterfugio +1}. [Va bene, ma potrei considerare l'idea di trattenerlo come ostaggio] C'è una palese vena di ironia, in quel saluto, ma nulla di più viene svelato; si limita ad osservare l'Erborista andarsene, sempre più lontano, e non fa nulla per fermarla, perchè proprio -oggi- non ci riesce. Infine gli occhi plumbei del furfante tornano a dedicarsi alle acque del Lago, scure e costanti nella loro eterna corsa verso la battigia. Puntella le mani sulle ginocchia e si alza in piedi, con un grugnito convinto, ancora indolenzito dalla lunga dormita e dalle frenetiche ore che l'hanno preceduta. Lo stomaco del ragazzone brontola insistente, ed al Mutafroma non resta che compiacersene, dato che non ricorda quando sia stata l'ultima volta che non abbia fatto un pasto degno di chiamarsi tale. Ha bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e, alla pari del suo antagonista animale -istinto allo stato brado-, inizia a concentrarsi unicamente su quel bisogno vitale. È più animale di quanto gli piaccia ammettere, di quanto il Grigio s'illuda d'essere sicuro. Ha ancora qualche danaro i tasca: ne sente la presenza, piacevolissima, non appena accosta la mano alla tasca delle brache; basteranno, ne è certo o, al limite, se li farà bastare. È pieno di risorse, quel Mediterrano, molte delle quali è meglio che non siano svelate, non adesso. Le mani vengono sollevate a stropicciare il viso ancora assonnato, mentre si dirige rapido verso la riva, dove la risacca giocherella con la ghiaia e la rena, per raccogliere nelle mani -congiunte a coppa- quel poco d'acqua che basta per risvegliare i sensi, una volta gettata sul volto. Ora ve meglio. Decisamente meglio. [Vamosnos!] Andiamocene; sì, è quello che borbotta, parlando a sè stesso ed alla propria Metà lupina; e la cadenza spagnola calza a pennello, dopotutto, il Randagio ha vissuto anni nel nord della Penisola Iberica. Per concludere lascia la barca, il mantello di velluto della Mezzosangue, e tutte le parrucche ben nascoste sotto le assi divelte che ha accantonato di fianco al proprio rifugio. Ci tornerà non appena la Luna sarà alta in cielo ma, per il momento, non ha intenzione alcuna di soffermarsi su tutti i tesori che essa cela.


Ambrosya0
00sabato 28 settembre 2013 16:47




Motivo asterischi:

Recupero degli 80pt. salute sottratti a seguito di questa role (Belve nel vicolo). Grazie a chi se ne prenderà carico! [SM=g27821]




GDR APPROVATO
PUNTEGGI RIPRISTINATI [SM=g27811]
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