BG dell'Aratro: Brucia fuoco degli Dei. Brucia! Capitolo 4°

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trueyoghi
00domenica 2 novembre 2003 02:55
Cap.4 – lotta di elementi
Passò una settimana di placida navigazione, i venti gentili accarezzavano la vela spingendola ogni giorno nella medesima direzione segno evidente che il fato era concorde con la bussola di McPav, persino i pesci avevano iniziato ad abboccare all’amo di Stephen, il sole brillava sulla “Liberatrice” e sul suo arrangiato equipaggio; ma la settima luna non sorse mai. Nere nuvole si addensarono nel cielo facendo piombare i compagni d’arme in una notte anticipata. Nessuno dei quattro era digiuno di nozioni di navigazione come nessun uomo di Emie Valad che potesse dirsi tale ma quello che stavano per affrontare era una battaglia mortale: una tempesta è un nemico abile e crudele, la sua armata è allenata alla pugna e spietata con l’avversario, le sue legioni sono armate ed addestrate ed usano tattiche imparate nella palestra degli inferi solo per uno scopo: devastare tutto ciò che è nel suo cammino.
Il primo nemico è il vento, ti coglie di sorpresa, le sue sferzate arrivano quando meno lo aspetti, cercando di farti perdere l’equilibrio, di stordirti, come un pugile esperto che gioca col suo avversario nei primi round, ipnotizzandolo con le gambe e spezzandogli il fiato. Poi arriva la pioggia, portata dal vento può essere un arma terribile, ti acceca, ti sposta e poi ti entra dentro e non puoi fuggire la senti colpirti in faccia, schermirti e poi continuare a colpirti dovunque senza pietà e senza tregua. Di seguito giunge l’attacco dal mare, con immense onde come magli, ogni colpo inferto può essere fatale, se una sola di esse riesce a farti perdere il controllo della barca, del tuo equilibrio, sei morto. Infine giunge il freddo, con lui non puoi neanche sperare di vincere, sfrutta i suoi alleati, trasportato dalla cavalleria del vento usa la breccia che ha aperto la pioggia in precedenti incursioni e ti mangia i muscoli e la mente e poi ti aspetta nel mare, quando sarai troppo stanco tornerà con lui, la sua armata di onde pesanti come fanti schiaccerà ogni tua protezione, ogni tua resistenza.
McPav tolse velocemente la vela prima che i forti venti la strappassero dall’albero mentre gli altri ai remi lottavano per tenere in equilibrio la barca sui cavalloni. I muscoli dei guerrieri bruciavano dello sforzo mentre i polmoni gridavano per incoraggiarsi a vicenda. I minuti divennero ore e la tempesta non accennava a placarsi, l’imbarcazione non aveva più l’albero e due dei quattro remi erano ormai in pezzi, la lotta per tenera l’acqua fuori dalla liberatrice era ormai perduta.
I quattro amici erano stravolti, il freddo aveva intorpidito le loro menti e piegava la loro volontà nel tentativo di spezzarla come i legni della “Liberatrice”, con le ultime forze si aggrappavano alla barca, forse pregavano, se non lo stavano facendo avrebbero fatto meglio a farlo perché su di loro aleggiava l’ombra di sorella morte e tutti la sentivano presente dentro di se, nascosta nelle loro braccia prive di sensibilità, nei loro cuori che battevano lenti e stremati, nei loro occhi, che non vedevano più il mare ma solo scene del passato. Forse è vero che quando si è prossimi alla morte si rivive la propria esistenza o forse riaffiorano solo alcune parti di essa, come a segnare i tanti capitoli di un libro prossimo a conclusione. Quali siano le scelte della nostra coscienza in questi casi rimane un mistero, ma tra le mille reminiscenze di sangue e battaglie nelle menti dei quattro compagni d’arme ritornarono i giorni dell’infanzia, quelli passati al tempio, tra giochi e lezioni di scrima, tra gli esercizi fisici e le tesi teologiche di Rasten. In un attimo fu chiaro a tutti quale fosse il volere degli Dei di cui si dicevano figli, il destino di un popolo che da sempre combatteva per avere il simbolo del perfetto guerriero: il fuoco degli Dei. Stringendo i denti nello sforzo della sopravvivenza sentirono la vita scorrere dentro di loro e soffocare il dolore, quella vita che da sempre conoscevano e ritrovavano nei campi di battaglia, quella sensazione forgiata da una esistenza spesa nell’atto del combattere, quella voce che gridava “Non mollare mai”. Lo sentirono tutti quel fuoco ardere dentro di loro, che avevano speso una vita cercando ciò che la stessa ricerca stava generando nei loro cuori. “IL FUOCO BRUCIA ANCORA” gridarono come un sol uomo “ HAI SENTITO DIO DEL MARE? RITIRA LE TUE ARMATE, NON PUOI SPEGNERE LA NOSTRA FIAMMA!”
Forse il Dio del mare non li ascoltò. Forse lo fece e non fu d’accordo.
Una grossa onda travolse la “Liberatrice” facendola in mille pezzi e seppellendo il suo equipaggio in una fredda, buia, enorme bara d’acqua.

Spephen fu il primo a riprendere conoscenza ed aprire gli occhi, pieni di sale e sabbia; la pelle bruciata dal sole, dalla salsedine e dalla fatica doleva e le gambe sembravano più tronchi inanimati trascinati a riva dalla marea ma la certezza di essere sopravvissuto gli diede la forza per cercare i suoi compagni. Ore dopo i quattro erano di nuovo insieme, con lividi ed escoriazioni su tutto il corpo, le labbra arse ed il volto tumefatto, ma erano tutti ancora vivi. Sebbene stremati e privi di ogni mezzo di sussistenza essi risero come mai ebbero fatto prima poiché avevano vinto la più difficile delle loro battaglie.
...continua


YOGzop
Beleg
00domenica 2 novembre 2003 12:12
All'altezza, se non meglio, degli altri tre! Complimenti! [SM=g27811]
Malekith03
00martedì 4 novembre 2003 18:10
fichissimo Yog!!!!
come gli altri daltronde[SM=g27828]



Vilbrand
00mercoledì 5 novembre 2003 13:48
[SM=g27811] mh, letto anche questo, buona penna...
mi piacerebbe avere un tuo parere sul mio...
Drorn
00sabato 8 novembre 2003 09:49
Sei bravissimo Yoghi!!!!!!!!!
Mc Pav
00giovedì 25 novembre 2004 15:47
[SM=x115999]
Ci sono molti nuovi "soldatini" che non ci conoscono....... e ora che incomincino a temerci
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