Fiabe Celtiche
La Gallina ed il Re
Una volta c’era una donna che partorì una gallina sulle rocce accanto alla spiaggia.
Quando la gallina divenne grossa, era solita andare alla casa del re ogni giorno a prendere qualcosa da dare a sua madre. Un giorno il re la vide.
«Odiosa piccola creatura», disse, «cosa stai facendo qui alla mia porta?»
«Be’», disse la gallina, «può darsi che io sia piccola, e magari sono odiosa, ma so fare una cosa che la tua bella e grande regina non sa fare».
«E cos’è?», disse il re.
«Posso saltare da una trave all’altra, con le molle e il gancio della teiera che mi penzolano dietro».
La gallina lo fece, e anche la regina ci provò. Prese una gran rincorsa, ma inciampò e cadde, e si spappolò il cervello.
Il re aveva quattro regine, ma con questo scherzetto la gallina le fece morire tutte quante.
«Faresti meglio, adesso», disse la gallina, «a sposare mia madre. E una bella donna».
«Fila via», strillò il re. «Mi hai già causato abbastanza perdite, odiosa creaturina che sei».
«Faresti meglio a sposarla», disse nuovamente la gallina.
Allora il re mandò a cercare la madre della gallina e la guardò bene.
E anche la madre lo guardò bene. Furono soddisfatti, e divennero marito e moglie.
L'Aquila e lo Scricciolo
L’aquila e lo scricciolo stavano verificando chi dei due potesse volare più alto.
Il vincitore sarebbe divenuto re degli uccelli.
Lo scricciolo partì per primo, dritto verso il cielo.
Ma l’aquila lo raggiunse, librandosi agevolmente in grandi cerchi nell’aria.
Lo scricciolo era stanco, così, appena l’aquila passò, zitto zitto si sistemò sull’ampio dorso dell’aquila.
Alla fine, l’aquila cominciò a stancarsi.
«Ma dove sei, scricciolo?», gridò.
«Sono qui», rispose lo scricciolo, «solo un po’ più in alto di te».
Fu così che lo scticciolo vinse la gara.
La Volpe e la Gazza
Una gazza aveva fatto il nido in un boschetto d’agrifoglio, ma
la volpe lo saccheggiò e si mangiò i suoi piccoli. Così la gazza prese a detestare la volpe.
Un giorno che la volpe non aveva nulla da mangiare, incontrò, la gazza.
«Bella giornata», disse quest’ultima.
«Bella davvero», rispose la volpe, «ma io ho la pancia vuota»
«Non ti preoccupare», disse la gazza, «presto avrai cibo in abbondanza».
C’erano due ragazze che stavano andando verso la torbiera con delle ceste sulla testa.
Una nella cesta aveva pane e burro l’altra delle ricotte.
La gazza volò dolcemente in cima a un delle ceste e lanciò giù il pane e burro, poi volò sull’altra e gettò giù una ricotta.
La volpe ingollò tutto quel che poteva, presto ebbe la pancia così piena che dovette stendersi per terra.
«Sono piena da scoppiare», gemette, «cosa posso fare?»
«Riposati pure un pochino», disse la gazza. «Ruberò qualche medicina al dottore e ti darò una purga».
Invece volò veloce dall’uomo che aveva i cani da caccia.
«In un posto così e così», disse, «troverai una volpe che ha mangiato troppo e non riesce più a muoversi. Prendi i cani e va ad ammazzarla».
Poi la gazza tornò in volo dalla volpe e disse:
«Sta venendo dottore in persona. Ti porta una medicina».
Di lì a poco si sentì un cane che abbaiava, e la volpe aguzzò le orecchie.
«Sono i cani?», strillò.
«Non è che un cucciolo che insegue le pecore», disse la gazza.
Ma piombarono loro addosso i cani, ringhiando e digrignando i denti.
E mentre la volpe tremava dal terrore, la gazza strillò:
«Ecco la tua purga. Vedrai come ti farà bene!».
La volpe si scosse e si stiracchiò, poi cercò di correre, ma noi servì a nulla.
I cani la agguantarono e la fecero a pezzi.
E questa fu la sua purga.