Il sorriso sardonico

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Shardana@
00venerdì 5 marzo 2010 16:28



"Pubblicato sul Journal of Natural Product, “Polyacetylenes from Sardinian Oenanthe fistulosa: A Molecular Clue to risus sardonicus” illustra i risultati del lavoro di equipe che ha visto coinvolti chimici organici di tre atenei italiani - Milano, Piemonte Orientale e Napoli - un botanico sardo dell’Università di Cagliari e un gruppo di biofisici dell’Università di Breslavia.
La ricerca ha chiarito la struttura ed identificato il meccanismo d’azione delle tossine dell’enante - Oenanthe crocata L.- detta comunemente finocchio d’acqua o prezzemolino, una delle piante più velenose della flora europea e italiana, presente da noi solo in Sardegna.
Il bersaglio molecolare identificato dall’equipe di ricercatori -il recettore del GABA, acido gamma-amminobutirrico, sito di azione dei farmaci ansiolitici – sembra confermare che questa pianta erbacea perenne che prolifera lungo fossi, acquitrini e corsi d’acqua, sia la leggendaria erba sardonica.
La velenosa herba sardonia che somministrata alle vittime di una particolare forma di uccisione rituale diffusa nell’isola, ne accelerava la morte per intossicazione provocando una sorta di contrazione sul volto - che Omero già definiva “riso sardonico” - documentata dalle numerose maschere dell’archeologia sarda".
La locuzione "riso sardonico" non è di spiegazione univoca e questa della velenosa "herba sardonia" è solo una delle tante e tutte congrue spiegazioni.
I poemi omerici (i primi che documentano il "riso sardonico") sono nati e maturati nelle coste dell'Asia Minore, cioè della Ionia, e dunque a ridosso della Lidia, non possono sorgere dubbi consistenti sul fatto che la locuzione «riso sardanio o sardiano o sardonio o sardonico» sia derivata da Sardànios o Sardiànos o Sardònios o Sardonikòs, cioè da una delle varianti dell'aggettivo etnico derivato da "Sardis", capitale della Lidia (nelle coste dell'odierna Turchia).
Sta di fatto che numerosi commentatori antichi di Omero hanno connesso la locuzione «riso sardonico» proprio con la Sardegna. Più precisamente essi hanno cercato di spiegare quel particolare riso come effetto o della ingestione della famosa "erba sardonica", che sarebbe stata peculiare dell'Isola, oppure dall'usanza dei Sardi di sacrificare a Krònos i vecchi settantenni, i quali avrebbero affrontato la morte ridendo forzatamente per ostentare coraggio, od infine per aver ingerito quell'erba come droga.
Un'ultima spiegazione risiede nel racconto dei Sardi della Sardegna (Shardan o Nuragici) che vennero catturati in battaglia e fatti prigionieri dai Micenei. I nemici vinti vennero costretti ad abbracciare gli idoli micenei in bronzo arroventato, condannandoli ad una morte orrenda... Ebbene i fieri Shardan si sarebbero presentati al supplizio mortale ridendo sguaiatamente e suscitando fortissima impressione nei loro nemici.
Invece, rimane controversa l’origine del rituale collegato al riso sardonico. Infatti, su questo punto gli esperti sono divisi: alcuni pensano che abbia origini sarde e arrivano a individuare il sito dei sacrifici in alcuni precipizi nei quali venivano gettate le vittime; altri attribuiscono la tradizione ai Cartaginesi e ai Fenici che conquistarono le coste dell’isola e praticavano rituali sacrificali.
L’Oenanthe crocata non si usa più per rituali religiosi, ma in Sardegna è ancora molto diffusa e ciò la rende una pianta pericolosa. Una decina di anni fa venne pubblicata la notizia del ritrovamento del cadavere di un pastore sardo deceduto per intossicazione con il viso contratto nel caratteristico ghigno inquietante.



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harrypotter79
00venerdì 5 marzo 2010 23:35
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Sei un talento!!

Sono onorato di averti qui!!!

[SM=x1855910] [SM=x1856221]
donchisciotte78
00giovedì 29 aprile 2010 03:53
Re:
Shardana@, 05/03/2010 16.28:




"Pubblicato sul Journal of Natural Product, “Polyacetylenes from Sardinian Oenanthe fistulosa: A Molecular Clue to risus sardonicus” illustra i risultati del lavoro di equipe che ha visto coinvolti chimici organici di tre atenei italiani - Milano, Piemonte Orientale e Napoli - un botanico sardo dell’Università di Cagliari e un gruppo di biofisici dell’Università di Breslavia.
La ricerca ha chiarito la struttura ed identificato il meccanismo d’azione delle tossine dell’enante - Oenanthe crocata L.- detta comunemente finocchio d’acqua o prezzemolino, una delle piante più velenose della flora europea e italiana, presente da noi solo in Sardegna.
Il bersaglio molecolare identificato dall’equipe di ricercatori -il recettore del GABA, acido gamma-amminobutirrico, sito di azione dei farmaci ansiolitici – sembra confermare che questa pianta erbacea perenne che prolifera lungo fossi, acquitrini e corsi d’acqua, sia la leggendaria erba sardonica.
La velenosa herba sardonia che somministrata alle vittime di una particolare forma di uccisione rituale diffusa nell’isola, ne accelerava la morte per intossicazione provocando una sorta di contrazione sul volto - che Omero già definiva “riso sardonico” - documentata dalle numerose maschere dell’archeologia sarda".
La locuzione "riso sardonico" non è di spiegazione univoca e questa della velenosa "herba sardonia" è solo una delle tante e tutte congrue spiegazioni.
I poemi omerici (i primi che documentano il "riso sardonico") sono nati e maturati nelle coste dell'Asia Minore, cioè della Ionia, e dunque a ridosso della Lidia, non possono sorgere dubbi consistenti sul fatto che la locuzione «riso sardanio o sardiano o sardonio o sardonico» sia derivata da Sardànios o Sardiànos o Sardònios o Sardonikòs, cioè da una delle varianti dell'aggettivo etnico derivato da "Sardis", capitale della Lidia (nelle coste dell'odierna Turchia).
Sta di fatto che numerosi commentatori antichi di Omero hanno connesso la locuzione «riso sardonico» proprio con la Sardegna. Più precisamente essi hanno cercato di spiegare quel particolare riso come effetto o della ingestione della famosa "erba sardonica", che sarebbe stata peculiare dell'Isola, oppure dall'usanza dei Sardi di sacrificare a Krònos i vecchi settantenni, i quali avrebbero affrontato la morte ridendo forzatamente per ostentare coraggio, od infine per aver ingerito quell'erba come droga.
Un'ultima spiegazione risiede nel racconto dei Sardi della Sardegna (Shardan o Nuragici) che vennero catturati in battaglia e fatti prigionieri dai Micenei. I nemici vinti vennero costretti ad abbracciare gli idoli micenei in bronzo arroventato, condannandoli ad una morte orrenda... Ebbene i fieri Shardan si sarebbero presentati al supplizio mortale ridendo sguaiatamente e suscitando fortissima impressione nei loro nemici.
Invece, rimane controversa l’origine del rituale collegato al riso sardonico. Infatti, su questo punto gli esperti sono divisi: alcuni pensano che abbia origini sarde e arrivano a individuare il sito dei sacrifici in alcuni precipizi nei quali venivano gettate le vittime; altri attribuiscono la tradizione ai Cartaginesi e ai Fenici che conquistarono le coste dell’isola e praticavano rituali sacrificali.
L’Oenanthe crocata non si usa più per rituali religiosi, ma in Sardegna è ancora molto diffusa e ciò la rende una pianta pericolosa. Una decina di anni fa venne pubblicata la notizia del ritrovamento del cadavere di un pastore sardo deceduto per intossicazione con il viso contratto nel caratteristico ghigno inquietante.



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