Signore, perché hai taciuto?

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principenero717
00lunedì 29 maggio 2006 00:30
Sono le parole pronunciate da Santo Padre ad Auschwitz.
Parole forti, estremamente significative alle quali non possiamo dare risposta.
Da qui parte il viaggio di Papa Benedetto Xvi nel luogo che più di ogni altro simboleggia il punto più basso mai raggiunto dalla nostra civiltà.
Per rinascere e continuare a sperare


Il Papa ad Auschwitz a mani giunte
"Signore, perché hai taciuto?"
Il Pontefice ha scelto l'italiano per il discorso in cui ha ricordato la Shoah
"Sono qui come tedesco, per chiedere perdono e riconciliazione"


Benedetto XVI
al suo ingresso
nel campo di Auschwitz
CRACOVIA - Ha oltrepassato a piedi il cancello con quella scritta tragicamente celebre, Arbeit Macht Frei, e a piedi ha attraversato il viale principale dell'ex campo di concentramento di Auschwitz, a poca distanza di quello di Birkenau, dove si è recato più tardi.

Papa Benedetto XVI è giunto nel luogo dello sterminio e, qualche passo più avanti della delegazione, ha seguìto il percorso a mani giunte, in preghiera fin dal primo istante del suo ingresso. Per l'ultima tappa della sua visita apostolica in Polonia, il Pontefice ha scelto dunque di visitare il lager, il luogo di martirio e di sterminio più conosciuto nella storia dell'umanità, simbolo della Shoah, del genocidio, del terrore. E nel suo discorso ha detto: "Sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per questo devo e posso dire, come fece Giovanni Paolo II: "non potevo non venire qui".

Per il suo discorso Benedetto XVI sceglie l'italiano, non il tedesco, la sua lingua, né il polacco, quella del paese che lo ospita. In italiano il Papa chiede "perdono e riconciliazione" e implora Dio "di non permettere più una simile cosa". "Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo? E' in questo atteggiamento di silenzio che ci inchiniamo profondamente nel nostro intimo davanti alla innumerevole schiera di coloro che qui hanno sofferto e sono stati messi a morte" dice Benedetto XVI, al termine del canto di lutto del Kaddish e l'accensione di un cero.

Distruggendo il popolo degli ebrei, mandandoli a morte "come pecore da macello" ed eliminandoli "dall'elenco dei popoli della terra", i nazisti volevano "uccidere Dio", ha detto papa Benedetto XVI. "Quei criminali violenti - ha affermato -, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno".

"Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza - ha aggiunto -, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all'uomo - a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo".

Il Papa parla delle lapidi che ha visto, dei sentimenti e le riflessioni che gli hanno suscitato. Esse, per il Pontefice, celano "il destino di innumerevoli esseri umani. Essi scuotono la nostra memoria, scuotono il nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l'odio: ci dimostrano anzi quanto sia terribile l'opera dell'odio". Il ricordo delle vittime, ha continuato, vuole "portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo; suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza contro il male", portare ai sentimenti che Sofocle "mette sulle labbra di Antigone di fronte all'orrore che la circonda: 'Sono qui non per odiare insieme ma per insieme amare'".

Le reazioni al discorso del Papa sono state positive, con qualche appunto. La comunità ebraica in Polonia ha apprezzato la forza e la profondità delle parole del Pontefice, con il solo rilievo che esse non contengono nessuna condanna dell'antisemitismo attuale e passato.
Il presidente della comunità di Varsavia, la più grande della Polonia con appena 500 membri, Piotr Kadlcik, ha detto che è mancato un riferimento a tutte le altre sofferenze patite prima e dopo dell'Olocausto dagli ebrei. Giovanni Paolo II, ha rilevato, in circostanze analoghe aveva sempre sottolineato che "le sofferenze per gli ebrei non sono cominciate nel '41 e non sono finite nel '45".

La visita. La prima tappa ad Auschwitz è stata nel cortile del Muro della Morte, dove si trovavano ad attenderlo alcuni ex prigionieri. Poi Benedetto XVI si è poi si recato in visita nella cella di Massimiliano Kolbe, nel Blocco numero 11. Ricevuto dal direttore del Museo di Auschwitz, dal presidente del Comitato per il Dialogo interreligioso della Conferenza episcopale polacca, dal responsabile ebraico del Comitato, dal Vescovo della diocesi di Bielsko-Bia e dal ministro della Cultura, tra i primi gesti Papa Ratzinger ha apposto la propria firma sul libro d'oro del Museo.

Josef Ratzinger era stato già due volte ad Auschwitz, da cardinale: il 7 giugno del 1979 come arcivescovo di Monaco-Frisinga, tra i vescovi che accompagnavano Giovanni Paolo II e l'anno successivo, con una delegazione dell'Episcopato tedesco in visita in Polonia.

Bagno di folla a Cracovia. "La città di Karol Wojtyla è anche la mia", ha detto il Pontefice in mattinata, salutando i due milioni di fedeli radunati nel parco di Blonie. Ha spiegato di essere venuto in Polonia "per un bisogno del cuore" e ha confessato "profonda commozione" nel celebrare laddove il predecessore ha officiato tutte le volte che è tornato a Cracovia da Papa. E ha sottolineato come, proprio grazie a Wojtyla, la città sia ora "cara al cuore di innumerevoli moltitudini di cristiani in tutto il mondo".

Altrettanto commosso il saluto del cardinale Stanislao Dziwisz, a nome di tutta la Chiesa polacca: "La nostra casa è anche la tua casa, la nostra Chiesa è anche la tua Chiesa". Giovanni Paolo II, ha aggiunto Dziwisz, "è molto contento e gioisce perché ti vede camminare in questa terra. Ti ha invitato a Roma per essere suo collaboratore e ora, dopo aver accettato la missione, sostituisci Gesù Cristo sulla terra".

Ai polacchi papa Ratzinger ha chiesto di restare saldi nella fede, "forti nella forza della speranza, che porta la perfetta gioia di vivere e non permette di rattristare lo Spirito Santo". "Anch'io - ha detto con parole del predecessore - vi prego di guardare dalla terra il cielo, di testimoniare con coraggio il Vangelo nel mondo di oggi, portando la speranza ai poveri, ai sofferenti, agli abbandonati, ai disperati, a coloro che hanno sete di libertà, di verità e di pace. Facendo del bene al prossimo e mostrandovi solleciti per il bene comune, testimoniate che Dio è amore".

Poi, un appello ai giovani: "Ieri mi avete portato come dono il libro delle dichiarazioni 'Non la prendo, sono libero dalla droga'. Vi chiedo come padre: siate fedeli a questa parola. Qui si tratta della vostra vita e della vostra libertà. Non lasciatevi soggiogare dalle illusioni di questo mondo".



elluas59
00mercoledì 31 maggio 2006 00:22
E' stato possibile, e ancora lo sarà, se non sapremo vegliare affinchè non si ripeta.
E purtoppo abbiamo continue notizie di rigurgiti di antisemitismo.

Dio ha taciuto, perchè gli uomini non hanno guardato a lui, non lo hanno pregato, ma hanno pensato di poterne fare a meno.

Il nazismo è il gradino più basso del male del mondo.
Il culto della razza, l'inferiorità delle altre, l'eliminazione di quella ebraica.

Se guarderemo a Dio, lui non tacerà,ma è necessario interpellarlo, interrogarlo, leggere le Sacre Scritture, dialogare con lui nella preghiera, e ci accorgeremo che non tace mai, semmai siamo noi a tacere e ad ignorarlo.
principenero717
00mercoledì 31 maggio 2006 00:34
Devo ammettere che la domanda che il Papa ha posto è decisamente quella peggiore che un credente possa ascoltare.
Però in questa, come in migliaia di altre circostanze è quella più azzeccata.
Ognuno la può interpretare come crede, di fronte a tragedie simili le risposte possono essere molte.
La prima.... Dio non esiste perchè non è intervenuto a fermare lo scempio della Shoa (questa per alcuni è una prova scientifica della non esistenza!)
La seconda.... Dio è arrabbiato e ci sta lasciando fare, prima o poi interverrà... e poi c'è sempre una legge divina
La terza.... Dio era impegnato in altro, prima o poi si riconcentrerà sull'essere umano e ci chiederà il conto.
Ne ho sentite e ne ho lette di tutti i colori sulle frasi che Benedetto XVI ha espresso durante la visita in Polonia.
Abbiamo libero arbitrio, purtroppo, ma sono fermamente convinto che dovremo dar conto di ciò che stiamo costruendo/distruggendo qui, su questa terra.
Auguriamoci davvero che la Shoa sia il punto più basso raggiunto dall'essere umano, purtroppo non ne sono convinto, siamo capaci di peggio !
Tidus forever
00mercoledì 31 maggio 2006 13:07
Re:

Scritto da: principenero717 31/05/2006 0.34

Auguriamoci davvero che la Shoa sia il punto più basso raggiunto dall'essere umano, purtroppo non ne sono convinto, siamo capaci di peggio !



Per certi versi la ritroviamo nelle purghe staliniane, nel conflitto della ex-Jugloslavia, nei genocidi africani, nei morti per fame e sete, spesso dimenticati da tutti.
La storia dovrebbe insegnare qualcosa, ma molti preferiscono rimanere ignoranti.

[SM=x520499]
principenero717
00mercoledì 31 maggio 2006 19:51
Re: Re:

Scritto da: Tidus forever 31/05/2006 13.07


Per certi versi la ritroviamo nelle purghe staliniane, nel conflitto della ex-Jugloslavia, nei genocidi africani, nei morti per fame e sete, spesso dimenticati da tutti.
La storia dovrebbe insegnare qualcosa, ma molti preferiscono rimanere ignoranti.

[SM=x520499]



E' verissimo quello che hai scritto, riguardo l'ignoranza.
Fa rabbia vedere gente che non sa nemmeno come sia andata la storia sbandierare svastiche, simboli nazisti, ritratti di dittatori vari.
Gente che dovrebbe provare almeno per un giorno ciò che hanno provato fratelli ben più sfortunati, che hanno avuto solo la "colpa" di nascere nell'epoca sbagliata o nel luogo sbagliato.
Per queste persone le coraggiose e belle parole del Papa non hanno nessun valore.
Un linguaggio troppo sublime per menti così piccole.
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