Spose turche a Kreuzberg

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
vanni-merlin
00venerdì 14 settembre 2007 00:14
Viaggio nella Germania dei profumi orientali, meta degli abitanti dell’Anatolia, curdi soprattutto. Per alcuni, zona franca brulicante di locali. Per altri, il simbolo dell’integrazione fallita


Spose turche a Kreuzberg


La storia di Hatun, uccisa dal fratello Ayhan perché ribelle e troppo occidentale: un fatto frequente, in una società dove le donne emigrate non trovano un equilibrio con le proprie radici e gli stranieri tendono a contestare le leggi del Paese ospitante


Da Berlino Ivo Romano

La cella è spoglia, disadorna. Una finestra, quattro mura, cui Ayhan Surucu ha affisso le foto di sua sorella Hatun. Foto dei tempi in cui ancora portava il velo, sotto il quale non si apriva il caratteristico sorriso di una ragazza nel fiore degli anni. Ayhan la preferiva così, fedele a dettami che la famiglia non voleva disattendesse. La volevano così anche gli altri fratelli, almeno tre di essi, e pure i genitori.
Veniva da Erzurum, estrema propaggine orientale della Turchia, unica figlia femmina in una famiglia curda, che a Berlino aveva trovato nuova dimora. Lì era cresciuta, lì era andata a scuola, almeno quella dell'obbligo, prima che i genitori decidessero per lei di piantarla con gli studi. Per loro era già tempo che si sposasse. Matrimonio combinato, naturalmente. La riportarono in Turchia, la costrinsero a sposare un cugino.
Da lui si sarebbe presto separata, prima di tornare in Germania: incinta di pochi mesi a 17 anni era già mamma. Neppure maggiorenne, ma cresciuta abbastanza per imboccare la sua strada. Il ritorno agli studi, l'autonomia dalla famiglia. E poi abitudini più occidentali: via il velo, nuove compagnie fuori dalla ristretta cerchia dei connazionali, un po' di trucco ad evidenziare i suoi delicati lineamenti, qualche serata in discoteca.
La giovane Hatun viveva in Germania, come una tedesca. Un peccato mortale, per la famiglia. Una vergogna da lavare col sangue. Ayhan la raggiunse a una fermata del bus, le sparò una serie di colpi di pistola, al capo e al corpo. Un omicidio d'onore, che l'ha condotto in quella cella (altri due fratelli hanno avuto accuse meno gravi), alle cui mura sono affisse le foto della povera Hatun.
Una storia di ordinaria follia. Una famiglia turca come protagonista, un vivace quartiere berlinese come teatro del dramma: Kreuzberg, un pezzo di Germania dai profumi orientali. Per qualcuno, una zona à la page, brulicante di locali dove tirar tardi. Per altri, il simbolo del fallimento dell'integ razione. Differenti culture, abitudini, usi, costumi, odori, sapori. È come se a Berlino un muro fosse crollato, sotto i colpi della crisi di ideologie fallite e potenze in disarmo, e un altro sia pian piano cresciuto, a isolare una città nella città. Migliaia di abitanti, ampie fette della torta proveniente da terre lontane. Turchia, innanzitutto. Etnia curda, in maggioranza. E poi, tanti arabi. Un altro mondo, racchiuso in un quartiere.
Non così decenni or sono, agli albori dell'invasione. La Germania del dopo-guerra necessitava di braccia forti e lavoratori indefessi: li accoglieva a braccia aperte, con tanto di fiori e sorrisi in aeroporto. La colonia è cresciuta in maniera esponenziale. Le differenze si sono evidenziate, anziché sbiadire. Un mondo parallelo, intento a nascondere quello che vive dall'altra parte del muro a ragazze come la povera Hatun. Un mondo di soprusi inenarrabili e matrimoni combinati, di donne dai diritti azzerati dal volere della famiglia. Donne come Hatun, che ha pagato la ribellione al caro prezzo della vita. Un'impresa chiederne conto a una donna, turca o araba che sia. Silenzio assoluto, paura a mille. Qualcuna ne ha parlato, da donna a donna. E chi da certe storie è venuta fuori, affrancandosi da ataviche abitudini, ne ha scritto, perché tutti sappiano.
Seyran Ates, Necla Kelek e Serap Cipeli, autrici tedesche di origine turca, hanno tradotto in inchiostro le loro vicende, tristi e drammatiche, ampliando il ventaglio delle storie con le parole di chi ha aperto loro il suo cuore e lo scrigno di un'infelice esistenza. Donne di Kreuzberg, soprattutto. Dove tutto profuma d'oriente, lungo i cui marciapiedi si susseguono a ritmo incessante i venditori di kebab, che qui fece la sua comparsa sul finire degli anni '70, quando molti turchi persero il lavoro (in seguito alla crisi petrolifera) e cominciarono a fare di necessità virtù. Decenni dopo, il kebab è diventato una moda e le antiche abitudini non hanno perso appeal. Le donne le subiscono, gli uomini non le abbandonano. Neppure i più giovani, pur nati e cresciuti in Germania.
Hasan Atan col kebab ha a che fare da anni: lo prepara con perizia, ne consegna centinaia al giorno, in mani turche, arabe e tedesche. È nato in Germania, è tedesco a tutti gli effetti. Ma le radici affondano altrove. Concetti più che eloquenti, i suoi: «Berlino è la mia città, ho il passaporto tedesco. Amo il calcio, tifo anche per la Germania. Ma se in campo c'è la Turchia, il mio cuore è lì. Mi sento turco, anche se sono nato qui». Giovanissimo, è già sposato. Matrimonio combinato? Silenzio tombale, accompagnato da un sorriso furbetto. E poi: «È una tradizione sposare una donna con le tue stesse origini. Può non esserci passione in un matrimonio così, ma col passar del tempo, vivendo un'intera esistenza insieme, lavorando sodo e facendo sacrifici per crescere i propri figli, arriva anche quella». Come vivere da stranieri in patria. Seguendo i propri principi, contestando le altrui leggi: «Negli ultimi anni è cambiata la percezione dei tedeschi nei nostri confronti. Siamo guardati con fastidio, non c'è più la serenità d'un tempo nei rapporti. Ed è cambiata la politica: nuove regole per gli immigrati, sempre più restrittive».
Hasan la pensa come tanti a Kreuzberg. E quando Angela Merkel ha convocato un incontro per discutere dei programmi per favorire l'integrazione molti gruppi turchi hanno operato un vero e proprio boicottaggio. Perché se un muro è caduto, ora in piedi ce n'è un altro.



da: www.avvenire.it/


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:27.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com