poesie d'autore 2

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pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:14
Credevo

di Rabindranath Tagore

Credevo che il mio viaggio
fosse giunto alla fine
mancandomi oramai le forze.


Credevo che la strada
davanti a me
fosse chiusa
e le provviste esaurite.


Credevo che fosse giunto
il tempo
di trovare riposo
in una oscurità pregna
di silenzio.


Scopro invece che i tuoi
progetti
per me non sono finiti
e quando le parole ormai
vecchie
muoiono sulle mie labbra
nuove melodie nascono dal
cuore;
e dove ho perduto le tracce
dei vecchi sentieri
un nuovo paese mi si apre
con tutte le sue meraviglie
pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:16
Se il giorno è finito
di Rabindranath Tagore

Se il giorno è finito
se gli uccelli non cantano più
se il vento ormai stanco è cessato
stendi su di me
il velo dell'oscurità più fitta
come hai avvolto la terra
nella coltre del sonno
e al tramonto teneramente hai chiuso i petali
dei fiori appassiti del loto.


Prima che il suo viaggio finisca
libera dalla vergogna e dalla povertà
il viandante che ha la bisaccia vuota,
le vesti lacere e polverose
e ogni energia esaurita.


Rinnova la sua vita come un fiore
sotto il mantello della tua dolce notte.

pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:20
Mare senza riva
di E. Dickinson

Come se il mare aprendosi
svelasse un altro mare,
e questo un altro ancora
e i tre presagio fossero
d'infiniti mari
mai toccati da riva.
Come se mare
a mare fosse riva.
Questo è Eternità

pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:21
Alcuni dicono che
Emily Dickinson

Alcuni dicono che
quando è detta,
la parola muore.
Io dico invece che
proprio quel giorno
comincia a vivere

pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:22
Se questo è un uomo
di Primo Levi

«Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi».

pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:24
La pioggia nel pineto
Gabriele D'Annunzio

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.


Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.


Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.


Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:36
La notte bella
di Giuseppe Ungaretti

Quale canto s'è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle
Quale foresta sorgiva
di cuore a nozze
Sono stato
uno stagno di buio
Ora mordo
come bambino la mammella
lo spazio
Ora sono ubriaco
d'universo

pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:39
Specchio
di S. Quasimodo

Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era
pa.zam.7
00venerdì 4 maggio 2007 00:41
L'uomo e il mare
di Charles Baudelaire

Uomo libero,
sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio:
contempli l'anima tua
nell'infinito srotolarsi della tua onda,
e il tuo spirito
è un abisso non meno amaro.


Ti diletti a tuffarti
nel seno della tua immagine;
l'abbracci con gli occhi
e con le braccia,
e il tuo cuore si distrae
talvolta dal proprio battito
al fragor di quel lamento
indomabile e selvaggio.


Entrambi siete
tenebrosi e discreti:
uomo,
nessuno ha sondato
il fondo dei tuoi abissi;
mare,
nessuno conosce
le tue intime ricchezze:
tanto gelosamente serbate
i vostri segreti !


E tuttavia da secoli innumerevoli
vi fate guerra senza pietà nè rimorsi,
tanto amate la strage e la morte,
o lottatori eterni,
o fratelli inseparabili
pa.zam.7
00sabato 9 giugno 2007 13:18
Ti voglio bene
ti voglio bene

tre semplici parole

ripetute all'infinito

forse troppe volte

forse mai abbastanza

non sono lei



non ho il suo viso

non ho il suo sorriso

non ho il suo entusiasmo

non ho la sua fantasia

non ho la sua allegria

non sono lei



non ti ho mentito

non ti ho tradito

non ti ho ferito

non ti ho calpestato

non ti ho usato

non sono lei



ti ho ascoltato

ti ho consolato

ti ho capito

ti ho sostenuto

ti ho amato

non sono lei



ti voglio bene

ma non sono lei

vorrei essere lei

ma sono solo io

e

non è abbastanza


-Jane Routh-








pa.zam.7
00venerdì 22 giugno 2007 00:33
E lo sognavo, e lo sogno,
e lo sognerò ancora, una volta o l'altra,
e tutto si ripeterà, e tutto si realizzerà,
e sognerete tutto ciò che mi apparve in sogno.

Là, in disparte da noi, in disparte dal mondo
un'onda dietro l'altra si frange sulla riva,
e sull'onda la stella, e l'uomo, e l'uccello,
e il reale, e i sogni, e la morte: un'onda dietro l'altra.

Non mi occorrono le date: io ero, e sono e sarò.
La vita è la meraviglia delle meraviglie, e sulle ginocchia della meraviglia
solo, come orfano, pongo me stesso

solo, fra gli specchi, nella rete dei riflessi
di mari e città risplendenti tra il fumo.
E la madre in lacrime si pone il bimbo sulle ginocchia

Arsenij Tarkovskij
pa.zam.7
00venerdì 20 luglio 2007 17:07
Tutti gli uomini sognano.

Non però allo stesso modo.
Quelli che sognano di notte
nei polverosi recessi della mente
si svegliano al mattino
per scoprire che il sogno è vano.

Ma quelli che sognano di giorno
sono uomini pericolosi,
giacchè ad essi è dato vivere
i sogni ad occhi aperti
per far sì che si avverino

T.H.Lawrence
pa.zam.7
00domenica 5 agosto 2007 17:02
Felice chi con ali vigorose,
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita,
si eleva verso campi sereni e luminosi!
Felice chi lancia i pensieri come allodole
in libero volo verso i cieli nel mattino!
Felice chi, semplice, si libra sulla vita e intende
il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
(Baudelaire)
@talia@
00lunedì 6 agosto 2007 15:28
ANTOLOGIA DI SPOON RIVERS - Edgar Lee Masters
LA COLLINA
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l'abulico, l'atletico, il buffone, l'ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso in miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari -
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
la tenera, la semplice, la vociona, l'orgogliosa, la felicie?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.

Una morì di un parto illecito,
una di amore contrastato,
una sotto le mani di un bruto in un bordello,
una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi,
ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag -
tutt, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.

Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva conosciuto
uomini venerabili della Rivoluzione? *
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
e figlie infrante dalla vita,
e i loro bimbi orfani, piangenti -
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

Dov'è quel vecchio suonatore Jones
che giocò con la vita per tutti i novant'anni,
fronteggiando il nevischio a petto nudo,
bevendo, facendo chiasso, non pensando né a moglie né a parenti,
né al denaro, né all'amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa,
delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary,
di ciò che Abe Lincoln
disse una volta a Springfield.

* La guerra per l'indipendenza dall'Inghilterra vinta nel 1776, che sotto la guida di George Washington portò alla costituzione degli Stati Uniti.


THE HILL
Where are Elmer, Herman, Bert, Tom and Charley,
The weak of will, the strong of arm, the clown, the boozer, the fighter?
All, all are sleeping on the hill.
One passed in a fewer,
One was burned in a mine,
One died in a jail,
One fell from a bridge toiling for children and wife -
All, all are sleeping, sleeping, sleeping on the hill.

Where are Ella, Kate, Mag, Lizzie and Edith,
The tender heart, the simple soul, the loud, the proud, the happy one?
All, all are sleeping on the hill.

One died in shameful child-birth,
One of a thwarted love,
One at the hands of a brute in a brothel,
One of a broken pride, in the search for heart's desire,
One after life in a far-away London and Paris
Was brought to her little space by Ella and Kate and Mag -
All, all are sleeping, sleeping, sleeping on the hill.

Where are Uncles Isaac and Aunt Emily,
And old Towny Kincaid and Sevigne Houghton,
And Major Walked who had talked
With venerable men of the revolution? -
All, all are sleeping on the hill.

They brought them dead sons from the war,
And daughters whom life had crushed,
And their children fatherless, crying -
All, all are sleeping, sleeping, sleeping on the hill.

Where is Old Fiddler Jones
Who played with life all his ninety years,
Braving the sleet with bared breast,
Drinking rioting, thinking neither of wife nor kin,
Nor gold, nor love, nor heaven?
Lo! he babbles of the fish-frys of long ago,
Of the horse races of long ago at Clary's Grove,
Of what Abe Lincoln said
One time at Springfield.


@talia@
00lunedì 6 agosto 2007 16:59
Antologia di Spoon Rivers - Edgar Lee Masters
Emily Sparks

Dove sarà il mio ragazzo, il mio ragazzo -
in quale parte del mondo?
Il ragazzo che amavo più di tutti a scuola? -
Io, la maestra, la zitella, il vergine cuore,
che feci di tutti loro i miei figli.
Seppi conoscere veramente il mio ragazzo,
credendolo uno spirito ardente,
attivo, sospinto da continue aspirazioni?
Oh, ragazzo, ragazzo, per cui pregai e pregai
in più di un'ora notturna di veglia,
ricordi la lettera che ti scrissi
sul bellissimo amore di Cristo?
E che tu l'abbia ricevuta o no,
ragazzo mio, ovunque tu sia,
lavora per il bene della tua anima,
ché tutta l'argilla in te, tutta la scoria in te,
possa cedere al fuoco che è in te,
fino a che il fuoco non sia altro che luce...
altro che luce!



Jack McGuire

Mi avrebbero linciato
se non fossi stato spedito in segreto
alla prigione di Peoria.
Eppure me ne tornavo in pace a casa mia,
con in mano il boccale, un po' ubriaco.
Quando Logan, il maresciallo, mi fermò,
mi diede del porco ubriaco e mi scrollò,
e quando gli risposi per le rime, mi colpì
con quel bastone proibizionista di metallo -
tutto questo prima ch'io sparassi.
Mi avrebbero impiccato se non per questo:
il mio avvocato, Kinsey Keene, stava cercando d'imputare
il Vecchio Thomas Rhodes per il fallimento della banca,
e il giudice era un amico di Rhodes
e voleva che fuggisse,
e Kinsey offrì di tralasciare Rhodes
in cambio di quattordici anni per me.
L'affare fu concluso. Scontai la pena
e imparai a leggere e a scrivere.



Roscoe Purkapile

Mi amava. Oh! come mi amava!
Non ebbi mai possibilità di sfuggirle
dal primo giorno che mi vide.
Ma poi, dopo che fummo sposati, pensai
che avrebbe provato la sua mortalità e m'avrebbe lasciato,
o che avrebbe potuto divorziare.
Ma pochi muoiono, nessuno cede.
Così fuggii e me ne andai per un anno di bisbocce.
Ma lei non si lamentò mai. Disse che tutto sarebbe andato bene,
che sarei tornato. E io tornai.
Le dissi che mentre remavo in una barca
ero stato catturato vicino a Van Buren Street
dai pirati sul Lago Michigan,
e tenuto in catene, così non potevo scriverle.
Lei pianse e mi baciò, e disse che era crudele,
vergognoso, inumano!
Conclusi allora che il nostro matrimonio
era un dono divino
e non poteva essere disciolto,
se non dalla morte.
Avevo ragione.

Carl Hamblin


La macchina del Clarion di Spoon River fu distrutta
ed io spalmato di pece e coperto di penne,
per aver pubblicato questo il giorno in cui gli Anarchici
vennero impiccati a Chicago:

"Vidi una donna bellissima con gli occhi bendati
eretta sui gradini di un tempio di marmo.
Grandi moltitudini passavano davanti a lei,
sollevando la faccia ad implorarla.
Nella mano sinistra teneva una spada.
Brandiva quella spada, colpendo a volte un bimbo, a volte un operaio,
ora una donna che tentava sottrarsi, ora un folle.
Nella destra teneva una bilancia; nella bilancia
venivano gettati pezzi d'oro
da quelli che schivavano i colpi del1a spada.
Un uomo con la toga nera lesse da un manoscritto:
"Ella non rispetta gli uomini."
Poi un giovanotto col berretto rosso
balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia erano corrose
dalle palpebre imputridite;
le pupille bruciate da un muco latteo;
la follia di un'anima morente
le era scritta sul volto -
ma la moltitudine vide perché portava la benda."

[Modificato da @talia@ 06/08/2007 17.01]

pa.zam.7
00mercoledì 22 agosto 2007 00:26
Pensero'


Penserò quello

che dovevo pensare

e non ho pensato.

Ascolterò le cose

che dovevo ascoltare


e non ho

ascoltato.

Dirò quello

che dovevo dire

e non ho detto.

Farò le cose

che dovevo fare

e non

ho fatto.

Mi tormenterebbe

il pensiero

di non averci

nemmeno provato ,

e non averlo fatto ...

potrebbe essere

peggio

dell'aver fallito.

pa.zam.7
00mercoledì 22 agosto 2007 00:29
La notte


Solo

la notte

ho il coraggio

di sognarti.

Guardo

il cielo

e penso

che

anche tu

lo stia

facendo.

Solo

la notte

ho il

coraggio

di pensarti.

Quando

stretta

al mio

braccio

dicevi

e per

sempre.

Solo

la notte

ho il

coraggio

di ricordarti

con i

capelli

bagnati

asciugandoti

al fuoco

dicevi :

ovunque

tu sarai

ricorda

sempre

la nostra

canzone.

Vivessi

mille

anni

mai

potrei

dimenticare

quella

sera

quel

momento

in cui

stringendomi

dicevi

torna.

Solo

la notte

ho il

coraggio

di rimpiangerti.

Quando

fuori

non ero

io

dietro

la tua porta.

Solo

la notte

ho il coraggio

di aspettarti.

Di

vederti

arrivare

chiamarmi,

e sorridere

ancora.

Solo

di notte

ho il

coraggio

di piangere.
pa.zam.7
00domenica 2 settembre 2007 00:07
Senza cadute

E se riuscissi ad essere
forza che scruta l’orizzonte
tra voci cadute in errore
che indicano soltanto
spazio e confine
avvolti da nebbie
Se soltanto mi appigliassi
all’ultimo sperone di roccia
per scalare le vette
dell’ignoranza e dell’ego
Sarei ora aquila
padrona del cielo
senza inesorabili cadute
nel fango dell’oblio
che porta lontano
il senso del cammino
pa.zam.7
00giovedì 13 settembre 2007 01:19
Non sto pensando a niente

Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
E' come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...

- Fernando Pessoa

pa.zam.7
00giovedì 13 settembre 2007 01:21
Anima mia

Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
e come s'affonda nell'acqua
immergiti nel sonno
nuda e vestita di bianco
il più bello dei sogni
ti accoglierà
anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell'arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.

- Nazim Hikmet
pa.zam.7
00domenica 30 settembre 2007 01:34
William Shakespeare
Sonetto XV
Quando penso che tutto ciò che nasce
resta perfetto un solo breve istante,
e questa scena immensa offre solo
fantasmi su cui le stelle calano il
loro arcano influsso. Quando vedo
crescere gli uomini come le piante,
favoriti o contrastati dallo stesso
cielo, E vantarsi in gioventù e al
culmine decrescere, cancellando dalla
memoria l'orgogliosa primavera,
allora nel sogno di questa vita
precaria, ti mostri ai miei occhi di
gioventù vestito, mentre il tempo e
la morte cospirano insieme, per
trasformare in fetida notte il tuo
fresco giorno. Allora per amor tuo
lotto col tempo e come esso ti lacera,
io ti risemino ancora.

pa.zam.7
00domenica 30 settembre 2007 01:34
WILLIAM SHAKESPEARE
Sonetto 2


Quando quaranta inverni assedieranno la tua fronte
e profonde trincee solcheranno il campo della tua bellezza,
l'orgoglioso manto della gioventù, ora ammirato,
sarà a brandelli, tenuto in nessun conto.
Allora, se richiesto dove la tua bellezza giace,
dove il tesoro dei tuoi gagliardi giorni,
rispondere ch'essi s'adagiano infossati nei tuoi occhi
per te vergogna bruciante sarebbe e ridicolo vanto.
Quanta più lode meriterebbe la tua bellezza,
se tu potessi replicare: "Questo mio bel bambino
pareggia il conto e fa perdonare il passare degli anni",
dando prova che la sua bellezza da te fu data.
Sarebbe questo un sentirsi giovane quando sei vecchio,
mirare il tuo sangue caldo quand'esso nelle tue vene e' freddo.




Trad. Giovanni Cecchin


@talia@
00lunedì 1 ottobre 2007 18:15
Il Re degli Elfi - Johann Wolfgang Goethe
Chi cavalca così tardi per la notte e il vento?
È il padre con il suo figlioletto;
se l’è stretto forte in braccio,
lo regge sicuro, lo tiene al caldo. «Figlio, perché hai paura e il volto ti celi?»
«Non vedi, padre, il re degli Elfi?
Il re degli Elfi con la corona e lo strascico?»
«Figlio, è una lingua di nebbia, nient’altro.»

«Caro bambino, su, vieni con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori ha la riva, di vari colori,
mia madre ha tante vesti d’oro».

«Padre mio, padre mio, la promessa non senti,
che mi sussurra il re degli Elfi?»
«Stai buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra le foglie secche, con il suo fruscio.»

«Bel fanciullo, vuoi venire con me?
Le mie figlie avranno cura di te.
Le mie figlie di notte guidano la danza
ti cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna».

«Padre mio, padre mio, in quel luogo tetro non vedi
laggiù le figlie del re degli Elfi?»
«Figlio mio, figlio mio, ogni cosa distinguo;
i vecchi salci hanno un chiarore grigio.»

«Ti amo, mi attrae la tua bella persona,
e se tu non vuoi, ricorro alla forza».
«Padre mio, padre mio, mi afferra in questo istante!
Il re degli Elfi mi ha fatto del male!»

Preso da orrore il padre veloce cavalca,
il bimbo che geme, stringe fra le sue braccia,
raggiunge il palazzo con stento e con sforzo,
nelle sue braccia il bambino era morto.

Der Erlkönig

Wer reitet so spät durch Nacht und Wind?
Es ist der Vater mit seinem Kind;
Er hat den Knaben wohl in dem Arm,
Er faßt ihn sicher, er hält ihn warm.

"Mein Sohn, was birgst du so bang dein Gesicht?"
"Siehst, Vater, du den Erlkönig nicht?
Den Erlenkönig mit Kron und Schweif?"
"Mein Sohn, es ist ein Nebelstreif."

Du liebes Kind, komm, geh mit mir!
Gar schöne Spiele spiel ich mit dir;
Manch bunte Blumen sind an dem Strand,
Meine Mutter hat manch gülden Gewand.

"Mein Vater, mein Vater, und hörest du nicht,
Was Erlenkönig mir leise verspricht?"
"Sei ruhig, bleibe ruhig, mein Kind:
In dürren Blättern säuselt der Wind."

Willst, feiner Knabe, du mit mir gehn?
Meine Töchter sollen dich warten schön;
Meine Töchter führen den nächtlichen Reihn
Und wiegen und tanzen und singen dich ein.

"Mein Vater, mein Vater, und siehst du nicht dort
Erlkönigs Töchter am düstern Ort?"
"Mein Sohn, mein Sohn, ich seh es genau:
Es scheinen die alten Weiden so grau."

Ich liebe dich, mich reizt deine schöne Gestalt;
Und bist du nicht willig, so brauch ich Gewalt.
"Mein Vater, mein Vater, jetzt faßt er mich an!
Erlkönig hat mir ein Leids getan!"

Dem Vater grauset's, er reitet geschwind,
Er hält in Armen das ächzende Kind,
Erreicht den Hof mit Müh' und Not:
In seinen Armen das Kind war tot.

@talia@
00sabato 20 ottobre 2007 13:28
Loreley - H. Heine
Non so perché
Io sia così malinconico;
Una fiaba dei tempi più antichi
Mi sovviene alla memoria.
L'aria è fresca, e sta diventando buio,
E le acque del Reno scorrono tranquille;
La cima delle montagne scintilla
Nel crepuscolo.
La più bella vergine siede
Là sopra meravigliosa,
La sua chioma dorata lampeggia,
Si pettina i suoi capelli dorati.
Si pettina con un pettine dorato,
E canta una canzone,
Che ha una magnifica
coinvolgente melodia.
Essa afferra il marinaio nella piccola barca
Con dolore selvaggio;
Egli non vede gli spuntoni di roccia,
Guarda solo in alto sulla cima.
Penso che le onde abbiano inghiottito 
alla fine il marinaio e la barca;
E questo ha fatto col suo canto
La Loreley.

1. Ich weiß nicht, was soll es bedeuten,
Daß ich so traurig bin,
Ein Märchen aus uralten Zeiten,
Das kommt mir nicht aus dem Sinn.
Die Luft ist kühl und es dunkelt,
Und ruhig fließt der Rhein;
Der Gipfel des Berges funkelt,
Im Abendsonnenschein.

2. Die schönste Jungfrau sitzet
Dort oben wunderbar,
Ihr gold'nes Geschmeide blitzet,
Sie kämmt ihr goldenes Haar,
Sie kämmt es mit goldenem Kamme,
Und singt ein Lied dabei;
Das hat eine wundersame,
Gewalt'ge Melodei.

3. Den Schiffer im kleinen Schiffe,
Ergreift es mit wildem Weh;
Er schaut nicht die Felsenriffe,
Er schaut nur hinauf in die Höh'.
Ich glaube, die Wellen verschlingen
Am Ende Schiffer und Kahn,
Und das hat mit ihrem Singen,
Die Loreley getan.


pa.zam.7
00domenica 2 dicembre 2007 21:14
L’ultima stella

Il mio argenteo guardare stilla nel vuoto,
Mai presagii che la vita fosse cava.
Sul mio raggio più leggero
Scivolo come su trame d’aria
Il tempo in cerchio, a palla,
Instancabile la danza mai danzò.
Freddo serpente scatta il fiato dei venti,
Colonne di pallidi anelli salgono
E crollano di nuovo.
Che cos’è la silenziosa voglia d’aria,
Questa oscillazione sotto di me,
Quando io mi giro sopra i fianchi del tempo.
Un lieve colore è il mio movimento
Ma mai baciò il fresco albeggiare,
Mai l’esultante fiorire di un mattino me.
Si avvicina il settimo giorno –
E la fine non è ancora creata.
Gocce su gocce finiscono
E si sfregano di nuovo,
Nelle profondità barcollano le acque
E si accalcano là e cadono a terra.
Selvagge, scintillanti ebbre-braccia
Schiumano e si perdono
E come tutto si accalca e si stringe
Nell’ultimo movimento.
Più breve respira il tempo
Nel grembo dei Senzatempo.
Arie vuote strisciano
E non raggiungono la fine,
E un punto diventa la mia danza
Nella cecità.

Else Lasker-Schüler
pa.zam.7
00venerdì 25 gennaio 2008 23:28
In estate come in inverno

In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.

Accanto a lui un imbecille
un signore che ne ha
tristemente pesca con la lenza
Egli non sa perché
vedendo passare una chiatta
la nostalgia lo afferra
Anch'egli vorrebbe partire
lontano lontano sull'acqua
e vivere una nuova vita
con un po' di pancia in meno.

In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.

Il bravo pescatore con la lenza
torna a casa senza un sol pesce
Apre una scatoletta di sardine
e poi si mette a piangere
Capisce che dovrà morire
e che non ha mai amato
Sua moglie lo compatisce
con un sorriso ironico
E' una ignobile megera
una ranocchia d'acquasantiera.

In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.

Sa bene che i battelli
son grandi topaie sul mare
e che per i bassi salari
le belle barcaiole
e i loro poveri battellieri
portano a spasso sui fìumi
una carrettata di fìgli
soffocati dalla miseria
in estate come in inverno
con non importa qual tempo.

prevert
pa.zam.7
00venerdì 25 gennaio 2008 23:34
Amleto
Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.
Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto
con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e
a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo? Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso:e dell'azione perdono anche il nome...

William Shakespeare
@talia@
00sabato 16 febbraio 2008 17:26
L'AMICA DI NONNA SPERANZA
di Guido Gozzano


28 giugno 1850

«...alla sua Speranza
la sua Carlotta....»
(dall'album: dedica d'una fotografia)

Loreto impagliato ed il busto d'Alfieri, di Napoleone
i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto),


il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,


un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
gli oggetti col monito, salve, ricordo, le noci di cocco,


Venezia ritratta a musaici, gli acquarelli un po' scialbi,
le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,


le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
i dagherottipi: figure sognanti in perplessita',


il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto,


il cucu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

 

II.



I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili. E' giorno di gala).


Ma quelli v'irrompono in frotta. E' giunta, e' giunta in vacanza
la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.


Ha diciassett'anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna,


il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine.
Piu' snella da la crinoline emerge la vita di vespa.


Entrambe hanno uno scialle ad arancie a fiori a uccelli a ghirlande;
divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.


Han fatto l'esame piu' egregio di tutta la classe. Che affanno
passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.


Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! -
le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche.


Motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
di Arcangelo del Leuto e d'Alessandro Scarlatti.


Innamorati dispersi, gementi il core e l'augello,
languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:
...
...caro mio ben
credimi almen!
senza di te
languisce il cor!
Il tuo fedel
sospira ognor,
cessa crudel
tanto rigor!
...
Carlotta canta. Speranza suona. Dolce e fiorita
si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.


O musica! Lieve sussurro! E gia' nell'animo ascoso
d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,


lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

 

III.


Giungeva lo Zio, signore virtuoso, di molto riguardo,
ligio al Passato, al Lombardo-Veneto, all'Imperatore;


giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
ligia al passato, sebbene amante del Re di Sardegna...


«Baciate la mano alli Zii!» - dicevano il Babbo e la Mamma,
e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.


«E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta
Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza.»


«Ma bene... ma bene... ma bene...» - diceva gesuitico e tardo
lo Zio di molto riguardo «Ma bene... ma bene... ma bene...


Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro...»


«Gradiscono un po' di moscato?» «Signora sorella magari...»
E con un sorriso pacato sedevano in bei conversari.


«...ma la Brambilla non seppe...» - «E' pingue già per l'Ernani...»
«La Scala non ha piu' soprani...» - «Che vena quel Verdi... Giuseppe!...»


«...nel marzo avremo un lavoro alla Fenice, m'han detto,
nuovissimo: il Rigoletto. Si parla d'un capolavoro.»


«...Azzurri si portano o grigi?» - «E questi orecchini? Che bei
rubini! E questi cammei...» - «la gran novita' di Parigi...»


«...Radetzki? Ma che? L'armistizio... la pace, la pace che regna...»
«...quel giovine Re di Sardegna e' uomo di molto giudizio!»


«E' certo uno spirito insonne, e forte e vigile e scaltro...»
«E' bello?» - «Non bello: tutt'altro.» - «Gli piacciono molto le donne...»


«Speranza!» (chinavansi piano, in tono un po' sibillino)
«Carlotta! Scendete in giardino: andate a giocare al volano!»


Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.

 

IV.


Oime'! che giocando un volano, troppo respinto all'assalto,
non piu' ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!


S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago
sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.


«Ah! se tu vedessi che bei denti!» - «Quant'anni?...» - «Ventotto.»
«Poeta?» - «Frequenta il salotto della Contessa Maffei!»


Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende piu' ancora
di porpora: come un'aurora stigmatizzata di sangue;


si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.


Romantica Luna fra un nimbo leggiero, che baci le chiome
dei pioppi, arcata siccome un sopracciglio di bimbo,


il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa:
non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?


Vedesti le case deserte di Parisina la bella?
Non forse non forse sei quella amata dal giovine Werther?


«...mah! Sogni di la' da venire!» - «Il Lago s'e' fatto più denso
di stelle» - «...che pensi?» - «...Non penso.» - «...Ti piacerebbe morire?»


«Si'!» - «Pare che il cielo riveli piu' stelle nell'acqua e piu' lustri.
Inchinati sui balaustri: sognamo cosi', tra due cieli...»


«Son come sospesa! Mi libro nell'alto...» - «Conosce Mazzini...»
- «E l'ami?...» - «Che versi divini!» - «Fu lui a donarmi quel libro,


ricordi? che narra siccome, amando senza fortuna,
un tale si uccida per una, per una che aveva il mio nome.»

 

V.


Carlotta! nome non fine, ma dolce che come l'essenze
risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...


Amica di Nonna, conosco le aiuole per ove leggesti
i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.


Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'e' di tuo pugno
la data: vent'otto di giugno del mille ottocento cinquanta.


Stai come rapita in un cantico: lo sguardo al cielo profondo
e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.


Quel giorno - malinconia - vestivi un abito rosa,
per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...


Ma te non rivedo nel fiore, amica di Nonna! Ove sei
o sola che, forse, potrei amare, amare d'amore?

@talia@
00sabato 22 marzo 2008 00:06
C. Kavafis - Aspettando i barbari

Che aspettiamo, raccolti nella piazza?

Oggi arrivano i barbari.

Perché mai tanta inerzia no Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?

Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.

Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?

Oggi arrivano i barbari
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.

Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?

Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.

Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?

Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.

Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti serii)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.

E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.

pa.zam.7
00sabato 22 marzo 2008 00:08
Sono quella che sono
Sono quella che sono
Sono fatta così
Se ho voglia di ridere
Rido come una matta
Amo colui che m'ama
Non è colpa mia
Se non e sempre quello
Per cui faccio follie
Sono quella che sono
Sono fatta così
Che volete ancora
Che volete da me
Son fatta per piacere
Non c'e niente da fare
Troppo alti i miei tacchi
Troppo arcuate le reni
Troppo sodi i miei seni
Troppo truccati gli occhi
E poi
Che ve ne importa a voi
Sono fatta così
Chi mi vuole son qui
Che cosa ve ne importa
Del mio proprio passato
Certo qualcuno ho amato
E qualcuno ha amato me
Come i giovani che s'amano
Sanno semplicemente amare
Amare amare...
Che vale interrogarmi
Sono qui per piacervi
E niente può cambiarmi

Jacques Prévert
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