00 20/04/2012 15:39
Nome: Venetico Lastergato
Clan: Samedi
Generazione: 9a
Natura: Architetto
Carattere: Gaudente
Sire: George Frederick, quindi fratello di Lithrac, Arconte di Cock Robin
Rifugio: Cimitero di Pietrasanta

Forza: 2
Destrezza: 2
Costituzione: 5

Carisma: 3
Manipolazione: 5
Aspetto: 0

Percezione: 4
Inteliigenza: 5
Prontezza: 4

Alertness: 4
Athletics: 0
Brawl: 1
Dodge: 1
Empathy: 2
Expression: 1
Intimidation: 2
Leadership: 4
Streetwise: 0
Subterfuge: 4

Animal ken: 0
Crafts: 3
Drive: 0
Etiquette: 3
Firearms: 2
Melee: 2
Performance: 2
Security: 1
Stealth: 4
Survival: 3

Academics: 3
Computer: 0
Finance: 0
Investigation: 2
Law: 0
Linguistics: 3 (Portoghese, Francese, Spagnolo, Italiano, Caraibico)
Medicine: 4
Occult: 5
Politics: 1
Science: 1

Background:

Risorse: 0
Generazione: 4
Ghoul: 3
Seguaci: 5
Gregge: 3

Discipline:

Robustezza: 4
Oscurazione: 3
Thanatosis: 3
Necromanzia: 5
- Via delle Ceneri: 5
- Via delle Ossa: 4

Virtù:

Convinzione: 4
Istinto: 3
Coraggio: 4

Sentiero: Via della Metamorfosi, 5

Willpower: 10

Pregi:

Alleato sovrannaturale (Wraith)
Fortunato
Scavezzacollo

Difetti:

Inimicizia di Clan: Giovanni
Derangement: Megalomania

Background in Vita:
Nato alla fine del diciottesimo secolo da una coppia di schiavi alle dipendenze di una famiglia ebrea arricchitasi con la coltivazione della canna da zucchero, Venetico seppe fin da subito che la vita avrebbe avuto risvolti interessanti per lui: nemmeno maggiorenne fu coinvolto nella ribellione degli schiavi del 1816 e finì in acqua senza nemmeno rendersene conto. Alle spese della famiglia da cui vivevano e lavoravano lui e alcuni amici, tra cui i genitori di molti, si erano dati al rum per festeggiare la cacciata degli ebrei, ma ben presto quelli tornarono armati e arrabbiati a dargli il fugone. A quanto pare la fuga in una barchetta ridotta male, ubriaco e stanco dai lavori, non fecero che agevolare il suo capitombolo in mare, lasciando che le onde lo riportassero da dove si era imbarcato, o qualche chilometro in giù. Non passò molto tempo da quel giorno quando finalmente riuscì ad imbarcarsi nuovamente, sobrio, alla volta di una delle isole maggiori dove la sua famiglia lo attendeva.
Haiti divenne la sua nuova casa per i successivi diciotto anni, dove mise su famiglia lavorando nei campi e riuscendo in breve tempo a comprarsi un suo mulino dove lavorare lo zucchero. Nel frattempo, una delle religioni predominanti di Haiti, il Voodoo, aveva cominciato a entrargli nelle ossa e a prendere il controllo della sua vita: devoto fin quasi subito, abbandonò le sue radici cristiane e si dette con facilità al politeismo, preferendo uno stile più animato e animoso alla fredda e giudicante sterilità della sua vecchia religione.
Inutile dirlo, la sua divinità preferita era senz'altro Baron Samedi: in lui Venetico riusciva a cancellare tutta la paura e il disprezzo per la morte che il cristianesimo gli aveva inculcato dentro, riuscendo a vivere più rilassato e sereno, un cambio di vita che gli valse molto, sia in positivo che in negativo.
La vita a Jeremie era sempre stata tranquilla per lui, ma presto il mentore che aveva preso come riferimento per saperne sempre di più sul Voodoo cominciò ad imporsi su di lui e pretendere molto più di quanto lui potesse permettersi. Fu per quello che, una volta liberata la sua Barbados dalla schiavitù imposta dagli inglesi decise di dare una svolta alla sua vita e liberarsi di un paio di crucci: vendette tutto quello che poteva nel breve tempo e fuggì nella sua isola natìa insieme alla famiglia, scappando dal suo mentore e tornando a casa, pronto a ricominciare con un bel gruzzolo in tasca, sicuro che di certo quel losco figuro che lo aveva perseguitato negli ultimi anni non lo avrebbe seguito fin là. Ma, ovviamente, si sbagliava.
George Frederick, immigrato tedesco e Fratello ormai da almeno un secolo, con quel paio di collegamenti nell'alta società che non facevano mai male, aveva individuato la sua nuova progenie fin da giovane e aveva seguito il suo percorso di crescita senza lasciare nulla al caso. Il 1836, quasi giunto alla soglia dei quaranta e ormai con qualche serio acciacco, il pargolo era pronto.
Al funerale del padre, Venetico era rimasto nel cimitero fino a tarda notte, sapendo che poche altre persone avrebbero apprezzato i suoi rituali. Quello che sarebbe diventato il suo sire lo osservava da pochi metri, sicuro che i suoi poteri non avrebbero tradito la sua presenza. Aspettò che Venetico avesse finito i suoi rituali ed quasi inconsciamente vi prese parte, cantilenando sottovoce e gesticolando, il massimo che si poteva permettere. Una lacrima di sangue scese dal suo volto per bagnare la terra dov'era sepolto il padre di Venetico e fu in quel momento che il giovane si accorse di lui e si ritrasse di scatto. Inutilmente.
L'abbraccio avvenne di lì a poco senza una parola sprecata, a parte qualche urlo di terrore da parte di Venetico nel vedersi apparire uno scheletro ben vestito apparirgli sulla tomba del padre.
Da lì in poi, Venetico riuscì finalmente a capire cosa significava fare parte del mondo dei morti.

Background in Morte:
Il frizzante abbraccio della morte, com'era solito chiamarlo Venetico nei suoi momenti allegri, gli aveva dato molto e gli aveva portato via tutto: la famiglia, le amicizie, i profitti del suo lavoro di una vita. Si limitava a guardare andare in cenere tutto, sempre a distanza, mentre la sua famiglia emigrava in Messico e lui rimaneva incollato a quello che sarebbe stato il suo mentore ancora per poco.
George infatti aveva le ore contate: non tanto perché avesse fatto qualcosa di male. D'altronde era sempre rimasto per gli affari suoi e non sapeva granché del resto del mondo. Non sapeva nemmeno che il Sabbat aveva messo le radici in Messico ormai da diverso tempo e che diversi branchi avevano cominciato ad espandersi qua e là senza troppo ritegno. Le isole del Mar dei Caraibi erano un'attrazione per chiunque, anche per chi il sole non poteva goderselo proprio del tutto.. il traffico poi di tutti i beni che passavano di lì era enorme, e chi voleva un minimo di tranquillità a terra, tra i Vampiri, doveva per forza impelagarsi in certi commerci. E gli Tzimisce arrivati da poco ma che già avevano piantato solide radici in Messico, ben presto si accorsero della ricchezza che gli scorreva a fianco e vollero piantarci gli artigli sopra. Una ricchezza che George conosceva bene, così bene che fu uno dei primi obiettivi.
Il fortunato Venetico in quel momento, ormai un Neonato di quasi cinquant'anni di non vita, era a praticare i suoi studi di Necromanzia per come glieli aveva insegnati il suo sire. Quando tornò al rifugio con l'ennesima aria fallimentare sul volto ormai putrefatto si trovò circondato in breve dai membri di quel branco, i quali non si fecero molti problemi: lo impalettarono e lo trascinarono in Messico costringendolo, tra Voulderie e legami di sangue vari, ad insegnare loro tutto quello che sapeva e poi a morire esposto al sole. Ma Venetico aveva degli assi nella manica che soltanto il suo sire, che ce li aveva messi, conosceva: in uno degli ultimi rituali di evocazione che insegnò loro li fece sbagliare appositamente e l'intero branco venne spazzato via da un wraith non molto contento di essere disturbato in quel modo.
Venetico riuscì a salvarsi per due principali motivi: il bastone magico, eredità del suo sire, che portava nascosto nella gamba destra, e la sua parlantina sciolta che convinsero il wraith di aver fatto del bene e che nessuno lo avrebbe più disturbato. Di lì a poco Venetico buttò il bastone del sire, se ne fece uno suo e richiamò il wraith per testarne la potenza: sopravvisse soltanto legandosi al wraith con un giuramento, nel quale specificava che lo avrebbe aiutato a risolvere le sue catene, promettendo al tempo stesso di non disturbare nessuno, mai più, con la Via dei Sepolcri (una via che ormai, Venetico, ha dimenticato).
Per quanto il wraith, Ameloron, gli girasse intorno con continue richieste, Venetico riuscì comunque a fare la sua parte per divertirsi un po' lì in Messico, dove era stato portato a forza: prese l'identità di un membro del branco distrutto e si unì al Sabbat senza troppe smancerie. Finì, quasi mezzo secolo più avanti, a dover partire da Dallas, la città in cui aveva preso fissa dimora dopo aver massacrato decine di camarillici, alla volta del Vecchio Mondo, un suo antico desiderio stavolta imposto dal suo compagno di merende, Ameloron, per una questione che lui chiamava 'di catene'.
Decise di cambiare di nuovo identità, prendendone una a caso dei camarillici, e di spostarsia Rouen, città parigina dove l'attuale principe, Jean-Baptiste Courrier, avrebbe dovuto aiutarlo a risolvere il piccolo dilemma del suo amico.
Venetico finì scoperto e impalettato qualche anno dopo mentre importunava Jeanne Mollet, ghoul del Principe e ultima discendente in vita di Amelonor.

Situazione Attuale:
Alla morte del Principe Courrier, in una catena di messaggi che si era formata dal Dominio Toreador, Amelonor venne informato della situazione e fece di tutto per tornare a Rouen, dove si ritrovò da solo e senza sapere cosa fosse successo, soprattutto senza i suoi contatti che l'avevano avvisato in Russia, dov'era fino a quel momento. Impiegò un po' di tempo per trovare dove era successo il tutto, e lì si ricordò della sua discendenza, l'unico motivo per cui era ancora appeso a quel sottile filo che lo teneva in quel mondo. Preso dalla frustrazione, più che altro rivolta verso la sua memoria fallace, riuscì a destabilizzare per un attimo i rituali che gli impedivano di arrivare da Venetico e passò ancora più in profondità nell'Umbra per dargli uno schiaffo metafisico, oltre che per togliergli il paletto dal cuore.
Venetico si riprese dal torpore di quasi un secolo con la freschezza di un malato di alzheimer sul letto di morte, e gli ci volle qualche minuto prima di rendersi conto della situazione: aveva passato i primi dieci anni impalettato chiedendosi quale sarebbe stato il suo destino, ma poi, vedendo che non c'erano cambiamenti, aveva optato per il torpore volontario, e che la morte avesse fatto il suo corso. Ritrovarsi ancora in vita era una piacevole sorpresa e la prigione in cui si trovava di certo non era una grossa difficoltà per le sue capacità. D'altra parte, le parole di Amelonor rimbalzavano ancora nella sua testa, prima di essere portato via dai venti della Deep Umbra: 'Gargoyle.. gargoyle.. Jeanne..'. Sapeva cosa doveva fare e come farlo, doveva solo recuperare un po' di sangue da quei corpi mezzi morti (la Diablerie non lo aveva mai attirato più di tanto pur avendo militato nel Sabbat per diverso tempo, dopotutto chiunque si meritava di assaporare la morte per qualche anno e perdersi nell'oblio..) così si rifocillò e attese il momento buono per il passaggio, dopo di che fu libero di fare due chiacchiere col suo vecchio amico e venne aggiornato sulla maggior parte delle questioni, compreso il destino di Jeanne: l'abbracciò di lì a qualche minuto, e la lasciò in preda alle convulsioni preoccupandosi invece dei controlli che sarebbero arrivati di lì a poco.
Uscì dalla villa e si sentì nuovamente libero, così felice nella sua nuova condizione che si mise a correre spaventando qualche passante e sfruttando il Carnevale come ottima scusa per violare un po' la Masquerade, infine si dette una calmata e decise di ragionare un po' sul da farsi. Non aveva intenzione di stare dietro alla sua progenie, era soltanto una promessa mantenuta, ma Amelonor gli chiese, come favore personale, di non farla diventare vile e di starle accanto quel poco che bastava per impedire ciò. Non aveva nemmeno intenzione di rimanere in quel luogo cinque minuti in più di quello che avrebbe richiesto quel processo, ma un'idea gli balenò in mente mentre passeggiava nel cimitero di Pietrasanta: vendetta. Gli abitanti del posto veneravano Courrier come un caro amico e un buon Fratello, lui avrebbe rovinato tutto quello che aveva creato a partire dalla sua nuova progenie per arrivare fino al Dominio e magari tutta la Camarilla. Era un processo lungo, ma d'altra parte aveva l'eternità davanti per portarlo a compimento. E durante il viaggio, si sarebbe guardato intorno per vedere se c'era altro d'interessante da fare. Intanto, avrebbe dovuto farsi un nuovo bastone, il prima possibile.

Personalità e altro:
Sono poche le cose che interessavano Venetico prima di incontrare il Sabbat: la morte era senz'altro la più rilevante fra queste, e scoprire di far parte del lignaggio del famigerato Baron Samedi, a cui li credeva fermamente, lo rese orgoglioso della sua condizione. Ma quando scoprì la Via della Metamorfosi, grazie al Sabbat in cui s'infilò praticamente di sua spontanea volontà, pensò che forse forse c'era anche altro d'interessante, da scoprire e da studiare. La sua volontà di divertirsi però, in contrasto con la pressante necessità che sentiva spingere da dentro di costruire qualcosa di sensato, gli impedirono di immergersi completamente in quello studio, e la sua non vita passò da un divertimento casuale all'altro senza troppo preoccuparsi delle conseguenze. La sua buona stella, d'altra parte, gli aveva sempre fatto pensare che si trovasse sulla strada giusta, e in pochi finora, soltanto Courrier, gli avevano fatto capire che forse si sbagliava. Per questo lo odiava. Se c'era un'altra cosa buona che gli Tzimisce gli avevano insegnato era il rispetto dell'onore e della parola data, una cosa che gli valse l''amicizia' eterna con il wraith
Per essere un vampiro di un paio di secoli si comporta in modo un po' bizzarro, quasi fosse un Malkavian: la sua perpetua idiozia e presa di culo di tutto ciò che può essere serio è soltanto una maschera sia per nascondere la sua vera natura che per evitare che la sua sofferenza venga fuori quando meno se lo aspetta. L'abbandono della sua vita mortale, sudata e costruita, gli sono costati cari sia in termini sociali che mentali: un reietto di se stesso che non guarda nello specchio da secoli e che riconosce nella Penumbra una risonanza fin troppo attraente. La solitudine è l'unica cosa che lo salva dal dover indossare sempre la solita maschera (sia fisica che non), e lo aiutano a ricordare la sua miseria e tutto quello che ha perso. Ama circondarsi della morte in ogni modo: vive in un cimitero, costruisce e distrugge eserciti di zombie, addirittura prende in giro la figura che più pensava di idolatrare in vita, Baron Samedi. E la prende in giro soltanto perché non si diverte davvero quando ne fa le veci, ma anzi è un modo per disprezzare e sputare sopra al piatto che l'ha portato nella situazione attuale. Se Baron Samedi esistesse davvero, come semidivinità e non come Vampiro, ce l'avrebbe senz'altro con lui. E il suo continuo esistere è per lui una conferma dell'idiozia di quella religione, che nonostante tutto si diverte a continuare a diffondere.
_______________________________________________________________________
Il Tristo e Inconsapevole Induttore Compulsivo di Riunioni
..For wide is the gate and broad is the road that leads to destruction..
'Pluralitas non est ponenda sine necessitate'
The Master of Puppets of Masters