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Spesso si era fatto scuro prima che fossimo tornati. Timidamente citavo alla signora di Villeparisis, mostrandole la luna in cielo, qualche bella frase di Chateaubriand, o di Vigny, o di Victor Hugo: “Spandeva intorno il suo vecchio segreto di malinconia” oppure “Piangendo come Diana in riva alle sue fonti” oppure “L’ombra era nuziale, augusta e solenne”.
“E lo trovate bello?” mi chiedeva lei. “Geniale, come dite? Vi dirò che mi stupisce sempre di vedere come ora si prendano sul serio cose sulle quali gli amici di quei signori, pur rendendo piena giustizia alle loro qualità, erano i primi a scherzare. Non si prodigava la qualifica di genio come si fa oggi. Ormai, se si dice ad uno scrittore che ha solo del talento, lo prende come un’offesa. Mi citate una gran frase del signor Chateaubriand sul chiaro di luna. Vedrete che ho le mie ragioni per esserle refrattaria. Il signor di Chateaubriand veniva molto spesso da mio padre. Era, del resto, piacevole quando si era soli, perché allora era semplice e divertente, ma, se appena c’erano ospiti, si metteva a posare e diventava ridicolo; davanti a mio padre, pretendeva di aver gettato in faccia al re la sua lettera di dimissioni e di aver diretto il conclave, dimenticandosi che mio padre era stato incaricato da lui di supplicare il re di riprenderlo e lo aveva sentito fare sull’elezione del papa i pronostici più insensati. Bisognava ascoltare su quel famoso conclave il signor Blacas, che era ben altro uomo di Chateaubriand. Quanto alle frasi sul chiaro di luna, erano diventate per la nostra casa una vera istituzione. Ogni volta che c’era un chiaro di luna attorno al castello, se c’era qualche nuovo invitato gli si consigliava di condurre Chateaubriand a prendere aria dopo cena. Quando tornava mio padre non mancava di prendere in disparte l’invitato: “Il signor Chateaubriand è stato eloquente?” “Oh! Sì, molto.” “Via ha parlato del chiaro di luna?” “Sì, come fate a saperlo?” “Aspettate, non vi ha detto…” e citava la frase. “Sì, ma come fate a indovinarlo?” “E via ha acnhe detto del chiaro di luna nella campagna romana.” “Ma siete uno stregone!”. Mio padre non era uno stregone, Chateaubriand si accontentava di servire sempre uno stesso pezzo già preparato.”

[M.Proust – Recherche, All’ombra delle fanciulle in fiore]


- Come, non m'avete visto trinciare di mia mano i tacchinotti?
Gli risposi che, non avendo potuto vedere fin allora Roma, Venezia, Siena, il Prado, il museo di Dresda, l'India, Sarah Bernhardt in Phèdre, conoscevo la rassegnazione e avrei aggiunto all'elenco il suo trinciamento dei tacchinotti.